5 morti sul lavoro in 24 ore, l’ultimo questa mattina: un giovane muratore di 24 anni caduto dal ponteggio nel cantiere in cui lavorava. Non bastano le denunce, il cordoglio, l’indignazione. È necessario una legge sull’omicidio sul lavoro nel caso di gravi e accertate responsabilità delle aziende.
Mentre il governo e le forze di maggioranza esaltano straordinari risultati nella crescita dell’occupazione, che nei fatti però si mantiene ai livelli più bassi in Europa, la realtà segna ben altri primati nella diffusione del lavoro povero, della precarietà, del part-time imposto, nella fuga all’estero delle giovani e dei giovani in cerca di migliori opportunità.
La tragica catena delle morti sul lavoro non è altro che il risultato del progressivo, insopportabile, schiacciamento verso il basso delle condizioni del lavoro. Non c’è futuro in questo paese se non si rovesciano le politiche che negli ultimi decenni hanno messo al centro le logiche del mercato e gli interessi delle imprese e del profitto, penalizzando ferocemente il lavoro.
Si parte dalla campagna referendaria, dalle lotte in corso, dalle tante resistenze diffuse nel nostro paese. La sicurezza comincia dal rispetto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, da un lavoro senza ricatti e da salari che garantiscano una vita dignitosa. Per questo è necessario un salario minimo di 10 euro orari indicizzato, così come prevede la legge di iniziativa popolare che abbiamo depositato in parlamento, e dare vita a una rinnovata campagna per una legge contro gli omicidi sul lavoro.
Gabriele Zanella, segretario regionale PRC Veneto