Conflitti, Lavoro

Sud Africa, scene di esecuzione sommaria della polizia a Marikana. Le testimonianze

di Fabio Sebastiani

Mentre non accenna a placarsi la tensione nelle miniere d’oro e di platino attorno a Johannesburg e i lavoratori allargano il fronte degli scioperi e delle mobitazioni, due nuove testimonianze pubblicate oggi da media sudafricani accreditano la tesi secondo la quale alcuni minatori sarebbero stati sommariamente giustiziati dalla polizia alla miniera di Marikana durante i sanguinosi scontri del 16 agosto.

“Ho visto un uomo in ginocchio con le mani in alto che supplicava che gli fosse risparmiata la vita”, ha raccontato a Star Lungisile Lutshetu, uno dei minatori arrestato dopo la sparatoria di due giorni fa. “Ma gli agenti lo hanno freddamente mitragliato”, ha detto.

Lungisile ha visto 15 minatori uccisi o feriti. Lui stesso è stato estratto da una pila di cadaveri e di feriti quando la polizia si è accorta che era ancora vivo e lo ha arrestato. Il quotidiano ha raccolto un’altra testimonianza di un minatore, Johannes Mashabela, assunto a luglio da Lonmin e che ha sentito un ufficiale dare l’ordine di sparargli addosso.
“Non c’era modo di fuggire a causa dei cordoni della polizia. Ed è la che ho raggiunto gli altri che correvano verso il campo. Poi ho visto la gente cadere intorno a me”, ha detto. La sola versione ufficiale ad oggi afferma che i poliziotti hanno aperto il fuoco per difendersi quando la folla di minatori, armati di lance, di machete e di armi da fuoco li hanno attaccati. Gli scontri del 16 agosto hanno fatto 34 morti e 78 feriti in questa miniera di platino dove uno sciopero illegale accompagnato da violenze aveva già provocato 10 morti, fra cui due poliziotti e due vigili nei giorni precedenti.

Oggi circa 2000 minatori, molti dei quali armati di spranghe e bastoni, hanno raggiunto la miniera di platino di Marikana intimando una sospensione completa della produzione. Le trattative sono ad un punto morto perché la proprietà non intende trattare con la mobilitazione in atto. Dal 16 agosto, giorno della strage, molte gallerie della miniera sono chiuse e al lavoro si sta recando poco più del 5% della forza lavoro. Oltre a Marikana altre due miniere vicine alla capitale sono in fermento sul fronte della rivendicazione salariale.

Fonte: www.controlacrisi.org

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