In Evidenza, Regione Veneto

Con le lavoratrici e i lavoratori della Fondazione Arena: la produzione artistica e la cultura non sono una merce

Purtroppo nelle vicende della Fondazione Arena di questi giorni, non c’è nulla di nuovo.

Si sta procedendo su un piano inclinato, già visto in tante occasioni, che porta direttamente alla chiusura di un’esperienza che ha caratterizzato la città ed il Veneto, in Italia e nel mondo.

E’ la strada che si percorre quando non si ha più come obiettivo quello di offrire una proposta culturalmente ed artisticamente elevata, sostenuta da una compagine prestigiosa in un ambiente unico ed in equilibrio economico, ma si punta alla privatizzazione , a favore di pochi, di quella che fino ad ora è stata la gestione pubblica di un bene comune.

Il sindaco, da nove anni presidente della Fondazione Arena, è il primo responsabile della crisi in cui si è fatto precipitare l’importante istituzione cittadina.

In tutti questi anni, anziché lavorare per il recupero di una situazione di difficoltà, sono state effettuate scelte che ne hanno aggravato la crisi e l’esposizione debitoria che ora si denuncia come insostenibile.

Abbiamo visto interventi per occultare o mimetizzare il disavanzo di bilancio, sono state attivate società parallele di mai provata utilità, scelte e confermate persone fedeli, ma non qualificate, sono continuate le spese ingiustificate e le condizioni di favore fuori controllo, mentre la qualità artistica e culturale degli spettacoli ha subito una costante flessione.

Ed ora che si è giunti alla resa dei conti, non si trova di meglio che mostrare i muscoli e ricattare le maestranze prima con l’unilaterale disdetta del contratto integrativo e poi con continui ultimatum privi di senso in una trattativa e la ricorrente minaccia di chiudere l’esperienza e mandare tutti a casa.

Non vi è dubbio che per salvare e rilanciare la Fondazione Arena sia necessaria una strada completamente diversa fondata su alta progettualità e competenza, come è scontato che chi è responsabile dell’attuale disastro deve solo tirarsi da parte e, di sicuro, non può curare la malattia che ha provocato.

Bene ha fatto l’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori a rigettare la proposta di accordo finalizzata quasi esclusivamente a risparmiare sul costo del personale ed al ridimensionamento degli organici, ma priva di qualsiasi prospettiva sull’integrità e sul rilancio del teatro. In questo contesto risulta incomprensibile la scelta della CISL di sottoscrivere comunque l’accordo nonostante l’esplicito dissenso manifestato dall’assemblea del personale.

Rifondazione Comunista ritiene che per salvare la Fondazione Arena occorra puntare decisamente sulla qualità della proposta artistica e culturale, sull’integrità del teatro ed affidare il compito di risollevare la situazione a chi ha provata competenza nel settore con la precisa indicazione di ricercare il bene comune che la Fondazione ha rappresentato e continua a rappresentare e con questo spirito sostiene la manifestazione indetta per il prossimo 2 aprile dal titolo: “Danziamo con l’Arena in difesa dei Beni Comuni” ed, assieme ai cittadini di Verona, si unisce alle lavoratrici ed ai lavoratori della Fondazione Arena in un abbraccio intorno all’anfiteatro, simbolo ed anima della città, in una catena umana in difesa della Cultura, dell’Arte e dei Beni Comuni.

Rifondazione Comunista di Verona e regionale del Veneto

*Danziamo con l’Arena in difesa dei Beni Comuni*

I Cittadini di Verona si uniscono ai Lavoratori della Fondazione Arena
in un abbraccio intorno all’anfiteatro, simbolo e anima della città.
Una catena umana in difesa della Cultura, dell’Arte e dei Beni Comuni.

Sabato 2 aprile alle ore 16.30 – piazza Brà, Verona
(ritrovo davanti alla scalinata di palazzo Barbieri)
vai all’evento Facebook <https://www.facebook.com/events/211535942544566/>

I Lavoratori della Fondazione Arena e Il comitato OPERA NOSTRA – Fondazione Arena Bene Comune
facebook.com/OPERA-Nostra
<https://www.facebook.com/OPERA-Nostra-Fondazione-Arena-Bene-Comune-714637255343988/>

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