Economia

Via libera al Senato alla legge di stabilità. Inizia così l’era Monti.

Stamattina Monti, fresco di nomina a senatore a vita, è stato accolto da un caloroso applauso al Senato. E sempre oggi al Senato è passata, come ci chiede l’Europa, la legge di stabilità (liberalizzazioni servizi pubblici, mobilità e cassa integrazione dipendenti pubblici, etc.) con 156 voti favorevoli, 12 voti contrari e 1 astenuto. Il testo passa ora all’esame della Camera. I gruppi di maggioranza hanno votato a favore. I senatori del Pd e del Terzo Polo sono rimasti in Aula ma non hanno partecipato al voto.
Inizia con questo provvedimento l’era Monti. Perché anche se apparentemente il neo senatore non ha avuto voce in capitolo sulla legge di stabilità è chiaro che le misure in essa contenute e l’iter iper accelerato con cui è stata approvata fanno parte della stessa tattica di ‘commissariamento’ che l’Italia sta subendo da parte dell’Europa. Un’Europa che non si accontenta certo di queste misure, che insieme alle manovre precedenti sono ritenute ancora inadeguate, e che preme per avere come in Grecia un altro suo uomo. E sarà accontentata probabilmente già da lunedì, quando Monti potrebbe essere incaricato a guidare il nuovo esecutivo post-berlusconi. Un nuovo esecutivo che dovrà rispondere, come ci ha ricordato nuovamente anche oggi l’Ue, ai 39 quesiti che Rehn ha inviato giorni fa a Tremonti. Un massacro di diritti senza precedenti, un massacro di cui si renderanno ‘complici’ tutti coloro che appoggeranno la scelta di un governo tecnico invece di invocare a gran voce le elezioni anticipate, quelle che ridarebbero la parola al popolo, che ormai in molti nel parlamento e fuori non ritengono più sovrano. Nessuno racconti frottole, qui si tratta di scegliere se stare con il popolo o con banche e padroni.

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