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CRISI: GRECIA, L’ASSISTENZA SANITARIA È ORMAI UN PRIVILEGIO

ATENE, 16 APR – Dopo quattro anni di recessione e due anni di ampi tagli al bilancio statale per ridurre le spese e raddrizzare i conti, in Grecia ormai anche l’assistenza sanitaria sta diventando ogni giorno che passa sempre più un privilegio. Con la spesa sanitaria pubblica a circa 10 miliardi di euro, il 25% in meno rispetto al 2009, star bene «rischia di diventare un privilegio», dice Haralambos Economou, docente di sociologia all’Universit Panteion di Atene. Due anni di dura austerit hanno portato la Grecia ad avere oltre un milione di persone ufficialmente disoccupate, più del 20% della forza lavoro. Ed esperti nel settore sostengono che fino al 10% della popolazione, se ha bisogno di cure, è adesso costretta a fare ricorso ai propri risparmi in continua diminuzione. In passato, la maggior parte dei greci si rivolgeva – quando possibile – alle cure private anche se dovevano sborsare di tasca propria quasi il 40% del costo totale del trattamento, uno dei tassi pi— alti nei Paesi sviluppati. Adesso, però, la domanda di assistenza negli ospedali pubblici è salita del 20-30% mentre le spese ricadono di nuovo sul sistema statale già sotto forte pressione per il taglio dei costi. Ma, ancora peggio, molte persone cercano di aggirare il sistema (e ridurre le spese) presentandosi al pronto soccorso dell’ospedale come se fosse un caso d’emergenza allo scopo di ottenere cure immediate invece di chiedere un appuntamento in anticipo per il quale è necessario pagare. Gli ospedali, dal canto loro, fanno del loro meglio per rispondere alle attuali circostanze. «Dopo che le recenti riforme ci hanno costretto a chiedere soldi ai pazienti che non hanno una copertura sanitaria, sempre pi— persone cercano di evitare di prendere appuntamenti perchè non hanno denaro», spiega la dottoressa Meropi Manteou, specialista in pneumologia all’ospedale Sotiria di Atene. «Arrivano qui con l’influenza e cercano di farla passare per un’emergenza. Facciamo quello che possiamo per aiutare i pi— poveri, ma non so per quanto tempo saremo in grado di chiudere un occhio», ha detto Manteou. Ma i problemi non sono solo per i meno abbienti. Infatti la situazione è diventata difficile anche per coloro che vantano anni di contributi di assistenza sanitaria perchè – a causa della crisi – il ministero della salute ha ridotto la lista dei medicinali e delle analisi mediche che possono essere in parte rimborsate dai fondi della previdenza sociale, che versano in gravi difficoltà a causa della cattiva gestione finanziaria del passato ma anche a causa dei contributi cronicamente bassi, un problema ora esacerbato dal crescente tasso di disoccupazione. Gli ospedali pubblici ormai si trovano a dover combattere ogni giorno con finanziamenti ridotti, gli stipendi dei medici ridotti di un quarto, una carenza cronica di infermieri e mancato pagamento degli straordinari dallo scorso dicembre. È anche per questo che molti greci hanno cominciato a rivolgersi da mesi ai vari centri dell’Ong ‘Medici del Mondò sparsi in tutto il Paese da oltre 20 anni e ai quali, sino a non molto tempo fa, si rivolgevano quasi esclusivamente immigrati ed emarginati. «Dalla fine del 2010 sempre più greci, e non solo immigrati, si rivolgono a noi», ha detto Christina Samartzi, portavoce dell’Ong «e sono oltre 100 al giorno, ormai, le persone che ci chiedono assistenza nella sola Atene. È un fenomeno nuovo ed è una conseguenza della crisi economica». La maggior parte dei greci che chiedono l’aiuto del’Ong sono disoccupati, pensionati o famiglie che non possono più permettersi neanche le vaccinazioni obbligatorie dei figli più piccoli. «Spesso arrivano da noi anziani che soffrono di pressione alta o di diabete e che non possono comprare ogni mese le medicine di cui hanno bisogno», dice Giorgos Papadakis, un giovane diabetologo. «Vengono da noi e ci chiedono se possiamo dargliele noi». Ma la cosa peggiore, come hanno confermato molti volontari dell’Ong, è che sempre più greci – invece che medicinali – chiedono generi alimentari. (ANSAmed).

Fonte: www.controlacrisi.org

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