Conflitti, Imperialismo, Politica

Siria, precipitano le violenze e l’Onu sospende la missione

La Siria ha compiuto ieri un nuovo passo verso una sanguinosa guerra civile: gli osservatori delle Nazioni unite hanno annunciato di aver sospeso le loro missioni a causa dell’escalation di violenza. Il capo degli osservatori, il generale norvegese Robert Mood, ha dichiarato ieri che «c’è stata un’intensificazione della violenza armata in Siria negli ultimi 10 giorni», aggiungendo che «la mancanza di volontà delle parti di cercare una transizione pacifica, e la spinta per avanzare le proprie posizioni militari, sta aumentando le perdite da entrambe le parti: civili innocenti, uomini donne e bambini sono uccisi ogni giorno».
La violenza crescente ha impedito ai suoi 300 uomini, disarmati, di svolgere i pattugliamenti. Negli ultimi giorni più volte sono stati bloccati da civili (filo-governativi); quattro giorni fa la pattuglia che cercava di avvicinarsi alla città di Haffe è stato bloccata da sassaiole e da armi da fuoco. L’incolunità degli osservatori ormai non è garantita. Sembra che il capo degli osservatori riferirà al Consiglio di sicurezza sulla situzione lunedì o martedì. La missione non è cancellata ma sospesa, ha precisato Mood, e continuerà a valutare la situazione giorno per giorno. E’ chiaro però che è un duro colpo al piano di pace elaborato dall’ex segretario dell’Onu Kofi Annan, nella sua veste di mediatore delle Nazioni unite e della Lega Araba.
La Missione di supervisione in Siria (Unsmis) è arrivata nel paese del Vicino oriente in aprile (con un mandato che scade a metà luglio) con l’incarico di osservare la tenuta del cessateil-fuoco a cui si erano impegnati il governo e le opposizioni armate. La tregua e la presenza di osservatori erano le fondamenta del piano Annan, in sei punti, per la transizione pacifica dal presidente Bachar al Assad a un governo provvisorio. Il fatto che quel piano, che doveva permettere un’uscita concordata di Assad, non ha molti simpatie tra i paesi che sostengono l’opposizione al regime di Damasco.
Le potenze occidentali si oppongono soprattutto a che una soluzione concordata (e un «gruppo di contatto») coinvolga l’Iran come le altre potenze regionali. In ogni caso, il cessate-il-fuoco non ha retto a lungo. Due settimane fa i ribelli avevano dichiarato che rompevano la tregua, accusando il governo di nuovi attacchi. E ormai anche alle Nazioni unite si parla di «guerra civile». Né la presenza degli osservatori ha potuto impedire l’arrivo di un flusso di armi e mezzi diretto al cosiddetto «esercito siriano libero» (e di combattenti) in Siria. Ieri l’Osservatorio per i diritti umani (fonte dei ribelli, con sede a Londra) ha parlato di un nuovo attacco dell’esercito a Homs, con 22 morti. L’agenzia cattolica Fides riferisce invece che l’esercito governativo sarebbe disposto a un cessate-il-fuoco a homs per far uscire i civili ma una delle fazioni ribelli, guidata Abou Maan, non acconsente.
Fonti di Fides confermano poi che nella città di Qusayr, a sud di Homs, sono presenti gruppi di islamici salafiti che «intendono combattere una guerra di religione». La Casa bianca ha fatto sapere, in un comunicato, che si sta consultando con i partners circa i «prossimi passi» da adottare nella crisi siriana, e fa «appello al regime siriano a mantenere i suoi impegni secondo il piano Annan, incluso il rispetto del cessate il fuoco». Ma quella tregua non è ormai rispettata da nessuno. I cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza discuteranno la crisi siriana a margine del vertice dei G20, che comincia lunedì in Messico dove è previsto anche un incontro tra i presidenti Barack Obama e Vladimir Putin.

Fonte: www.controlacrisi.org

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.