Politica

I Documenti della Direzione Nazionale dell’8 novembre

Ieri si è svolta la riunione della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista. Al termine del dibattito è stato approvato a larga maggioranza il documento proposto dalla Segreteria Nazionale, un altro documento presentato è stato respinto. Entrambi i documenti sono pubblicati qui di seguito.
La Direzione nazionale ha anche deciso di convocare il Comitato Politico Nazionale per il 17 e 18 novembre.

Il documento approvato

La manifestazione del 27 ottobre ha rappresentato una positiva ripresa di mobilitazione contro le politiche del governo Monti e dell’Unione Europea.
Un risultato positivo, diversamente da quello  delle elezioni siciliane che – al contrario – ha registrato una nostra sconfitta dovuta sia ad errori contingenti che a limiti politici della nostra azione complessiva.
Il risultato delle elezioni siciliane evidenzia un passaggio di fase: la crisi verticale della seconda repubblica. Il 52% di astensioni ed il 7% di schede bianche e nulle, uniti ai voti dati alla lista Grillo parlano di uno scollamento  completo tra il paese e le istituzioni.
La crisi della rappresentanza si intreccia alla crisi economica e alle politiche che la stanno aggravando, determinando un quadro di vera e propria crisi sistemica.
Il segno dominante della seconda repubblica è stata l’adozione di politiche neoliberiste che hanno dominato l’arco dell’intero ventennio. Ad esse è stata funzionale la ristrutturazione dei poteri e del sistema politico e istituzionale. Se da un lato si è volutamente indebolito il potere dei decisori pubblici a favore dei detentori del potere economico e finanziario, dall’altro il bipolarismo ha operato per espungere dalla sfera della rappresentanza il conflitto sociale e le possibilità della trasformazione.
Sono questi i processi all’origine della crisi della politica, oggi percepita come impotente rispetto ai grandi poteri economici ed anzi demolitrice nella sostanza dei diritti dei cittadini.
In questo contesto, il permanere e l’accrescersi dei privilegi legati all’esercizio della funzione di rappresentanza, hanno determinato un radicale discredito della funzione politica. Dobbiamo prendere atto che noi non siamo complessivamente percepiti come esterni a questo problema e questo ci pone la necessità di un salto di qualità nell’iniziativa e nella proposta politica.
Noi dobbiamo quindi porre il problema di chiudere il ventennio devastante della seconda repubblica: quello dell’eutanasia della politica, della distruzione dei diritti dei cittadini e dei lavoratori e del contemporaneo costruirsi di privilegi di casta di un ceto politico sempre più inutile quando non dannoso.
L’asse della nostra strategia deve essere la costruzione di una terza repubblica che rovesci compiutamente questi elementi. Che affondi le sue radici nella Costituzione repubblicana, nei valori di uguaglianza e nel riconoscimento del carattere progressivo del conflitto sociale, che la informano.  Che ricostruisca anche una memoria del nostro paese, che all’opposto delle vulgate correnti, identifichi nei momenti di sviluppo dei diritti del lavoro, del welfare, nel dispiegamento del conflitto sociale, la fase più progressiva della storia della repubblica.
Il ribaltamento delle politiche neoliberiste, l’uguaglianza nei diritti sociali deve connettersi ad una compiuta piattaforma sul terreno politico istituzionale. La lotta per il proporzionale cioè per l’uguale valore dei voti nella sfera della rappresentanza,  deve intrecciarsi allo sviluppo della democrazia diretta e partecipativa, perché dalla crisi del bipolarismo presidenzialista si esca attraverso il ripristino della rappresentanza reale del paese e attraverso una maggiore partecipazione dal basso. L’abolizione dei privilegi della politica e la riduzione degli emolumenti, deve essere strumento per rimettere in connessione la condizione materiale di rappresentati e rappresentanti, e riconquistare la politica intesa come passione e progetto collettivo.
In questa direzione proponiamo la costruzione di una lista unitaria della sinistra contro il neoliberismo, per un progetto di alternativa e per la riforma radicale della politica. La nostra proposta politica si rivolge  ad Alba, all’IdV, a Sel, alle forze che hanno organizzato la manifestazione del 27 ottobre,  al complesso delle forze associazionistiche, sociali e culturali disponibili, ed è finalizzata a costruire un ampio polo di alternativa che si ponga l’obiettivo di governare il paese su un programma antitetico a quello imposto da Monti e dalle politiche europee.

Il tentativo – che abbiamo perseguito fino in fondo – di assumere questo obiettivo unitariamente come Federazione della Sinistra, ha dovuto prendere atto dei diversi orientamenti esistenti. Pur valorizzando gli elementi di cooperazione sui referendum e in relazione ai prossimi appuntamenti elettorali regionali, da verificare ovviamente nei diversi contesti, è evidente per quel che riguarda la proposta politica, che dobbiamo agire direttamente come Partito affinché essa si concretizzi.
In questo quadro riteniamo positivo l’appello “Cambiare si può”, promosso da una serie di autorevoli personalità della sinistra, rispetto al quale registriamo una consonanza di analisi e proposta. A partire da questa consonanza decidiamo di partecipare all’assemblea convocata per il 1° dicembre al fine di concretizzare un percorso di costruzione della lista unitaria di sinistra. Parimenti le posizioni del sindaco di Napoli De Magistris, la dialettica aperta all’interno dell’Italia dei Valori, come anche posizioni presenti territorialmente e nazionalmente all’interno di Sinistra Ecologia e Libertà, ci confermano nella possibilità di allargare le forze che possono essere coinvolte nella costruzione di un polo della sinistra di alternativa. Un polo che vogliamo costruire non come pura sommatoria elettorale ma come progetto politico di aggregazione della sinistra.
In questo quadro Rifondazione Comunista non parteciperà alle primarie del centro sinistra, che si svolgono all’interno del recinto dell’accettazione dei trattati europei e quindi delle politiche neoliberiste.
Per queste stesse ragioni la campagna di raccolta di firme sui referendum sulle pensioni, sul lavoro e sulla diaria, devono vedere dispiegato tutto il nostro impegno. I referendum uniti alla proposta di legge sul reddito minimo, la cui campagna si sta chiudendo in questi giorni rappresentano una parte rilevante di una piattaforma di alternativa. L’impegno deve essere massimo in particolar modo per il referendum sulle pensioni, il cui peso organizzativo ricade sostanzialmente su di noi. La raccolta delle firme è un’occasione decisiva per dare voce al disagio sociale sempre più grave prodotto dalle politiche del governo Monti e dell’Unione Europea, ed un’opportunità per cercare di costruire una piattaforma di cambiamento che viva nella società attraverso il protagonismo diretto dei cittadini e delle cittadine.
Per questo la Direzione chiede a tutte le compagne e i compagni di produrre uno sforzo straordinario nella raccolta delle firme, a partire dall’organizzazione dei banchetti, connotando in questo modo anche la nostra partecipazione alle manifestazioni del 14 novembre in occasione della giornata di mobilitazione europea, dello sciopero della Cgil e delle iniziative di movimento promosse dal comitato No Monti Day, che si terranno nella giornata.
La Direzione ribadisce inoltre l’importanza dell’appuntamento di Firenze 10+10, momento non di rievocazione, ma di discussione sulla trasformazione dello stato di cose presenti.

(proposto dalla segreteria nazionale)

Il documento respinto

La giornata europea di mobilitazione del 14 novembre vede per la prima volta da un anno la convocazione dello sciopero generale da parte della Cgil. Contestualmente si svolgeranno scioperi generali in Spagna, Grecia, Portogallo, Malta, Cipro e iniziative di mobilitazione negli altri paesi.

Il Prc sostiene attivamente questa mobilitazione, sottolineandone al contempo i limiti che individuiamo nella piattaforma, tutta interna alla logica di una impossibile “riduzione del danno” delle politiche di austerità, nella implicita prospettiva politica di un nuovo centrosinistra e in uno strumento di mobilitazione del tutto insufficiente quali sono le 4 ore di sciopero. La Direzione fa appello a tutte le strutture del Prc a partecipare allo sciopero caratterizzando la nostra presenza con l’appello all’apertura di una vera e propria stagione di lotta contro il governo Monti che a partire dalla rinnovata resistenza dei lavoratori Fiat al ricatto di Marchionne, dallo sciopero dei metalmeccanici già convocato per il 5-6 dicembre, dalle mobilitazioni degli studenti e dalle tante vertenze già aperte in difesa dell’occupazione sfoci in una mobilitazione generale che porti il movimento operaio italiano nel fronte già da tempo aperto dai lavoratori greci, spagnoli e portoghesi.

Il legame tra mobilitazione sociale e prospettiva politica è oggi più che mai il problema centrale a cui dobbiamo rispondere.

Il risultato delle elezioni siciliane ha mostrato l’impossibilità di sommare forze con prospettive divergenti. Il “fronte” tra Fds, Sel e Idv non ha retto la prova dei fatti. Siamo quindi chiamati a scelte nette che riaprano una prospettiva per il nostro partito.

La prospettiva politica ed elettorale ad oggi è nettamente definita. Il Pd sarà perno del prossimo governo su una piattaforma di rispetto e applicazione delle politiche di austerità dettate dai “mercati” e dalla Bce. Il centrodestra, più in crisi e diviso che mai, in prevalenza dovrà seguire la logica dell’unità nazionale tendando di condizionare il futuro governo, ma non può aspirare a riconquistare a breve la guida del governo. Lo scontro tra chi propone un nuovo centrosinistra e chi caldeggia una coalizione più allargata al centro in nome della continuità con Monti è uno scontro dal nostro punto di vista secondario nella misura in cui nessuna di queste due ipotesi si pone al di fuori del recinto delle compatibilità imposte dalla crisi.

La protesta contro i tagli, l’austerità, la corruzione politica, viene interamente raccolta dal Movimento 5 stelle o rimane nell’astensione. Il movimento operaio si trova quindi di fronte a una falsa alternativa. Nessuna di queste due forze è in grado di dare risposte credibili alla crisi sociale che attanaglia milioni di persone e che è destinata a continuare e ad aggravarsi nella prossima fase.

Il nostro compito è contribuire a costruire quel punto di riferimento oggi mancante: una sinistra di classe, che rompa nettamente con la prospettiva di un nuovo centrosinistra e che non si faccia trascinare nell’orbita del populismo borghese e piccolo-borghese. Ad oggi questa prospettiva può concretizzarsi solo a partire da una presentazione autonoma e indipendente del nostro partito.

La Federazione della sinistra ha certificato il suo fallimento politico nella riunione del 3 novembre. La natura del dissenso è insanabile alla luce dei seguenti fatti:
– il rifiuto del Pdci e del movimento per il partito del lavoro di aderire alla manifestazione No Monti del 27 ottobre, rifiuto motivato pubblicamente e politicamente.
– la scelta di queste stesse forze di aprire una interlocuzione col Pd a partire dalla proposta di partecipazione alle primarie al fine di inserirsi nella coalizione di centrosinistra.

La Direzione nazionale dichiara pertanto conclusa la partecipazione del Prc alla Fds e ritira le proprie delegazioni dai suoi organismi nazionali, locali e dalle rappresentanze istituzionali.
La nostra scelta di costruire fin da subito la nostra battaglia elettorale con una posizione autonoma non significa rifiutare a priori il confronto con le forze politiche e sociali che si oppongono al governo Monti. Tuttavia dobbiamo essere consapevoli che una alternativa credibile, anche sul piano elettorale, non può oggi nascere dalla sommatoria di realtà scarsamente rappresentative o dall’ennesimo appello di “intellettuali, amministratori e personalità della società civile”. I tentativi in corso già da mesi, a partire da Alba o oggi dalla proposta di “lista arancione” lo confermano una volta di più. Innanzitutto nessuno di essi ha al suo interno una qualsiasi ispirazione di classe, la critica al sistema rimane sul piano della “onestà” e di una astratta democrazia priva di qualsiasi connotazione di classe. In secondo luogo queste aggregazioni sono attraversate sia dall’attrazione verso il Pd, sia da quella verso il grillismo; il tentativo di tenersi in equilibrio fra queste contraddizioni può fare naufragare questi tentativi prima ancora che giungano in porto.
Ma il punto decisivo è che nessuna di queste proposte si rivolge al movimento operaio, né ha la possibilità di svolgere alcun serio ruolo nella costruzione di un movimento di massa su scala simile a quanto vediamo in Grecia e in altri paesi, che sarebbe l’unica leva per creare una effettiva crisi nel quadro politico dell’unità nazionale e di sgretolare il sostegno a quelle forze politiche e alle burocrazie sindacali che sono state fino ad oggi il principale ostacolo allo sviluppo di una opposizione di massa a questo governo.
Conseguenza e sottoprodotto di questi limiti strutturali sarà anche l’inefficacia di queste aggregazioni sul piano elettorale.
Siamo quindi a un passaggio di grande rilevanza per il futuro del Prc e soprattutto per la nostra ambizione di essere una forza politica capace di incidere nello scontro di classe nel nostro paese e a livello internazionale, di essere parte attiva nella costruzione di una alternativa ad un sistema in crisi che sprofonda milioni di persone nella povertà, nel peggiore sfruttamento e nella privazione di un futuro degno.
La Direzione nazionale convoca il Cpn per il 17-18 novembre con i seguenti obiettivi:
- Proposte che venga assunta la prospettiva qui esposta come base del lavoro del partito da qui alle elezioni politiche.
- Convocare entro gennaio una conferenza nazionale straordinaria che definisca il programma elettorale e getti le basi per una mobilitazione straordinaria di tutto il partito.
- Lanciare una sottoscrizione straordinaria specificamente dedicata al sostegno alle iniziative politiche fino alla campagna elettorale.
- Proseguire e intensificare la raccolta di firme per i referendum sul lavoro in piena autonomia e indipendenza, anche come leva per mettere a nudo le contraddizioni delle forze politiche e di quei settori sindacali che pur essendone teoricamente promotrici di fatto intendono depotenziarne ogni aspetto di contraddizione col Pd e con la linea della maggioranza della Cgil.
- Avviare un vasto lavoro di confronto con realtà di aziende in lotta, Rsu, comitati esponenti di vertenze ambientali e territoriali, della scuola, al fine di presentare questa prospettiva politico-elettorale e lavorare alla costruzione di liste e candidature chiaramente identificabili con le punte avanzate delle mobilitazioni, sviluppando l’idea del “voto operaio a candidati operai” e di “un voto di lotta a candidati che lottano”, ossia dando un netto carattere di classe alla nostra critica al sistema politico distinguendola nettamente dalle posizioni interclassiste e populiste.

Claudio Bellotti
Donatella Bilardi
Alessandro Giardiello
Lidia Luzzaro
Sonia Previato
Jacopo Renda

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