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Lettera sulla Costituzione

Pubblichiamo un interessante scritto inviato a Domenico Gallo dal compagno Luigi Ficarra

Caro Domenico,

riprendo il discorso interrotto sull’articolo che condivido di Claudio De Fiores, svolgendo le seguenti notazioni.

♦ “L’offensiva oggi in atto contro la Costituzione è senza precedenti”, dice il De Fiores.

Precisato che le costituzioni sono l’espressione dei rapporti di forza fra le classi esistenti in un determinato periodo, e non astratte costruzioni metagiuridiche, non possiamo meravigliarci dell’attacco che le forze capitalistiche, oggi dominanti a tutti i livelli: politico, culturale, e, comunque, del senso comune diffuso, abbiano deciso di modificare la costituzione formale del ‘47 per adeguarla a quella materiale, già, purtroppo, ampiamente modificata.

Non possiamo infatti tacere che l’art. 41, terzo comma, cost., è di fatto disapplicato da circa trent’anni. Venendo ad epoca più vicina basta fare il confronto fra il citato art. 41, secondo il quale occorreva indirizzare e coordinare con legge l’attività economica a fini sociali, ed il vigente art. 4 del Trattato di Maastricht, che pone il mercato come unico arbitro e regolatore primario della medesima; attività economica che, oggi, capovolto l’art. 43 cost. con i generalizzati processi di privatizzazione, è essenzialmente quella privata. Senza dire, poi, che con la modifica dell’art. 81 cost., votata unitariamente dal centro destra e dal centro sinistra, l’art. 413 cost. è sostanzialmente abrogato, come hanno evidenziato anche Ferrara, Lucarelli, Azzariti e W.Giacché.

C’è stato inoltre il realizzato capovolgimento dell’art. 1 cost., perché è l’impresa, nel nostro ordinamento “vivente”, ad essere posta, dalle forze politiche dominanti, a fondamento di tutto, mentre al lavoro, ridotto al rango estremo della precarietà, viene assegnato un ruolo subalterno e marginale. L’art. 3 cost. è poi negato, superato dal principio di sussidiarietà di cui all’art. 118, ultimo comma, cost. introdotto con la controriforma del 2001; principio, quello di sussidiarietà, che era stato già affermato nella “bicamerale” di D’Alema-Berlusconi e che assieme al citato art. 4 di Maastricht, si contrappone, sostanzialmente negandolo, al principio di eguaglianza, come sostenuto acutamente anche da Giovanni Ferrara. Il quale osserva che la negazione dell’art. 3 cost. discende pure dall’introduzione del pareggio obbligatorio di bilancio, oltre che dal “distruttivo” fiscal compact. Sappiamo altresì che l’art. 33, comma terzo, cost., è stato purtroppo di fatto cancellato; e che l’art. 11 cost., dopo le decisioni sul “Da Molin” di Vicenza, gli interventi in Iraq, Afghanistan e prima ancora in Kosovo, e, per ultimo, con la guerra neocoloniale per la riconquista del controllo della Libia, è da ritenere ormai lettera morta. (Tanto che il Presidente Napolitano, il vero intelligente capo della destra, si è spinto sino a dire che il Parlamento non deve metter becco sulle questioni militari, come gli F35).

Lo stesso art. 94 cost., secondo il quale “il Governo deve avere la fiducia delle due Camere”, è stato di fatto violato-modificato, perché sia il governo Monti che l’odierno governo Letta, come più volte ripetuto, doveva (Monti) e deve (Letta) avere la fiducia del presidente Napolitano, il quale ne ha di entrambi voluto-imposto la formazione. Letta, onestamente, il 20 agosto scorso ha dichiarato alla tv austriaca, in occasione della sua visita a Vienna, che il suo “è un governo parlamentare di grande coalizione e deve la sua fiducia al Presidente della Repubblica e al parlamento. Lavorerà finché avrà la fiducia del Presidente e del parlamento”.

Per cui, di fatto, l’odierno Presidente della Repubblica opera facendo scelte politiche in contrasto a quanto dispone l’art. 90 cost., ed agisce come se il nostro paese fosse già una repubblica presidenziale. Egli, peraltro, è stato eletto, con secondo mandato, in palese violazione di quanto dispone l’art. 83 cost., perché la sua rielezione è stata apertamente contrattata con le forze politiche dominanti nel parlamento (PD e PDL), con ovvia esclusione di quelle oggi di opposizione (M5S e SEL), per cui Egli, di fatto, è oggi un Presidente solo di parte. Non può quindi dirsi che rappresenti l’unità nazionale (art. 87 cost.).

In tal modo è stato sovvertito dalle classi dirigenti il nostro ordinamento costituzionale.

Inoltre osservo che, come certamente sai, alcuni costituzionalisti sostengono che dei mutamenti devono ritenersi “formalmente” già introdotti nel nostro ordinamento costituzionale dai principi  fissati nei trattati comunitari di Nizza e Lisbona, oltre a quello prima citato di  Maastricht. Per fare un esempio, si sostiene che gli artt. 48 e 56 del Trattato di Lisbona, che assicurano piena libertà di circolazione, ascesa e dominio al capitale finanziario, prevalgono sull’art. 41, secondo comma, cost.

Tornando all’osservazione iniziale, dico che i radicali mutamenti a favore del dominio del capitale e del sistema di produzione capitalistico nei rapporti di classe interni ed internazionali, specie dopo la disastrosa implosione dei paesi a c.d. socialismo reale – (sulle cui cause materiali tutti a sinistra continuano a tacere, come se la questione non ci riguardasse direttamente) -, si sono necessariamente riprodotti nella sfera giuridica, con inevitabili conseguenze nell’ordinamento costituzionale, materiale e formale. Ciò è sotto i nostri occhi, come evidenzia molto bene nel suo articolo il De Fiores, e non possiamo far finta di non vederlo.

Le forze di centrodestra avevano già approvato una modifica della seconda parte della costituzione, sostanzialmente analoga a quella che oggi si accingono a compiere insieme a quelle di centro sinistra dopo l’approvazione del ddl 813/2013, avvenuta con l’auspicio e la benedizione del “regista” Napolitano. Ricordiamo, anche se oggi il PD l’ha ovviamente rimosso, che col referendum del giugno 2006 quella modifica introdotta con legge costituzionale 269/2005 venne bocciata. Oggi una cosa simile non è purtroppo ipotizzabile, dati i rapporti di forza esistenti.

♦ De Fiores sottolinea il significato di classe del pesante intervento della società finanziaria JPMorgan, leader nei servizi finanziari globali, per la modifica in senso autoritario della nostra e di altre costituzioni di paesi europei. Per chi non lo ricordi, la JPMorgan nel 2012 venne denunciata dalla procura di New York per frode degli istituti Bear Sterns e Emc Mortgage, facenti parte del suo gruppo; frode compiuta con la truffa dei mutui subprime. (Le perdite della Bear Sterns, ammontanti a 22,5 miliardi di dollari, provocarono la disoccupazione di 7 milioni di persone negli Stati Uniti d’America e quella crisi, essendo il capitale finanziario globalizzato, si è ripercorsa rovinosa in tutti i paesi d’Europa; e tutt’ora perdura).

Nel rapporto diffuso dalla JPMorgan il 28 maggio scorso si dice che <<i sistemi politici della periferia meridionale d’Europa sono stati instaurati in seguito alla caduta di dittature, e sono rimasti segnati da quell’esperienza. Le costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo. ….. I sistemi politici e costituzionali del sud Europa presentano tipicamente le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; e la licenza di protestare (n.d.r. di scioperare) se vengono proposte sgradite modifiche dello status quo. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche. I paesi della periferia (d’Europa) hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna), e dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia)>>.

♦ La riforma della Costituzione che sotto gli auspici di Napolitano l’odierna maggioranza PDL-PD- Scelta civica si accinge a compiere mira ad assicurare, secondo il modello gollista del semipresidenzialismo, stabilità e forza al processo di accumulazione in Italia ed alla sua partecipazione non marginale al mercato globale capitalistico. Ciò spiega, fra l’altro, l’aumento enorme delle spese militari.

Come giustamente evidenzia Claudio De Fiores, la forte richiesta di un esecutivo forte su un parlamento ridimensionato, coincide con il restringimento dei centri di direzione economico-finanziaria e con lo sviluppo di una concorrenza intercapitalistica mondiale, che vede, per la prima volta nella storia, attore primario, il capitalismo asiatico: Cina e India in particolare.

Il restringimento sempre maggiore dei margini di democrazia sindacale nei luoghi di lavoro, la forte compressione dei diritti di tutti i lavoratori, il rafforzamento dell’esecutivo, tutto ciò avviene, all’interno della crisi capitalistica, che è anche crisi di ristrutturazione necessaria per affrontare – ripeto – la concorrenza del mercato capitalistico mondiale. Crisi oggettiva, che però viene anche usata dal capitale per regolare i conti col m. o. al fine di azzerare, come in gran parte realizzato, le conquiste da esso realizzate negli anni ’60 – ’70; azzeramento che viene imposto come “naturale” mediante la ripetizione delle irrazionali politiche di austerità che stanno all’origine della stessa crisi.

♦ Va poi detto che l’attacco alla democrazia, con la richiesta del suo restringimento tramite la scelta di sistemi presidenziali alla francese, viene da molto lontano, molto prima del recente attacco della JPMorgan : venne teorizzato ancora nel rapporto di Michel Crozier alla Commissione Trilaterale del 1975, dicendosi che lo sviluppo della partecipazione e del controllo democratico a tutti i livelli costituiva un grave inciampo al processo capitalistico di accumulazione  (vs. traduzione Italiana in “La crisi della democrazia” – F. Angeli  1977 – con prefazione di G. Agnelli).

♦ Molto abbiamo da fare come forze di sinistra oggi disunite ed anche come giuristi democratici, rendendoci disponibili a partecipare a dibattiti e discussioni nelle fabbriche e nelle scuole su questi temi, per suscitare un aperto spirito di resistenza contro l’eversione in atto, facendo cadere i veli dell’ideologia, cioè della falsa coscienza, e bandendo ogni stupida retorica.

Un abbraccio

luigi f.

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