Economia, In Evidenza

La truffa del Debito pubblico, il nuovo libro di Paolo Ferrero

La truffa del Debito pubblico. Un “romanzo” – M.R. Calderoni

debito_pubblico_euroTTIP, chi era costui? Bella domanda. Ma se non sapete darvi una risposta, andate a pagina 92 di questo libro e l’avrete. “Questo” libro è “La truffa del debito pubblico”, autore Paolo Ferrero (DeriveApprodi, pagine 153, euro 12), a giorni in libreria. A pagina 92, appunto, dove troverete che il TTIP, grazioso acronimo che sta per un incommensurabile “Transatlantic Trade and Investment Partnership”, è un colosso planetario che incarna un affare gigantesco di nuovissimo conio, ormai pronto ad entrare in funzione entro la fine del 2014 (vi è sfuggito, vero?!). «Il TTIP, cioè la costruzione di un mercato unico per merci, investimenti e servizi tra Europa e Nord America». Vale a dire «un trattato di libero scambio tra Europa e Nord America che abolisca i dazi doganali e uniformi i regolamenti dei due continenti». Vale a dire via libera ad un unico grande mercato: una cosuccia «che vale il 45% del Pil mondiale», appena. E che c’è di male, di grazia? Tranquilli, nessuno ve lo dirà (la trattativa è stata sino a qui praticamente secretata), ma c’è di male (malissimo) che col TTIP si toglieranno «vincoli ai potenti – banche e multinazionali in primo luogo – lasciandoli liberi di fare quello che vogliono e di utilizzare i rapporti di forza a loro favorevoli per imporre la legge del più forte. Soprattutto agli Stati». Naturalmente (come sempre) le favole – le fànfole – narrate al popolo ignaro saranno ben altre. Ma è meglio sapere che in pratica con il TTIP si sta mettendo in cantiere «la costruzione di una vera e propria Nato economica», e ciò «risponde a un preciso disegno geopolitico». Gli Stati Uniti padrone economico oltre che militare in tutta Europa, Russia esclusa; ed in più, grazie a un secondo TTIP già a buon punto di definizione, con tutti i Paesi che si affacciano sul Pacifico, esclusa la Cina. Il disegno geopolitico Usa è quello «di uscire dall’attuale mondo multipolare per arrivare ad un mondo bipolare: da una parte l’America e i suoi alleati, dall’altra la Cina e la Russia» (e gli altri paesi del Brics). Allarme! Ferrero lo dice senza giri di parole (pag.103): «Gli Stati Uniti stanno ponendo le basi per una nuova “cortina di ferro”». Perché ci vuole poco a capire che «queste alleanze economiche si allargherebbero al tema dell’approvvigionamento delle materie prime, dell’acqua, delle terre fertili». Avete presente il pericolo di una nuova guerra, questa volta nucleare? È proprio questo il caso, TTIP volendo. Anche se certo non ve lo dicono, TTIP e Debito Pubblico – anzi Truffa del Debito Pubblico – sono parenti stretti. Ferrero questo lo spiega bene, da pagina 7 a seguire. Per cominciare. La mamma non glielo ha detto, ma lui, povero bambino innocente, quando nasce ha già sulla sua testolina un debito “pubblico” di 30mila euro. E questo perché il Debito Pubblico dell’Italia è enorme. Ve lo ripetono e straripetono, è su tutti i giornali e tutte le tv, per non parlare di governo, parlamento, senato, Bce, Fmi, Ue, Trojka, tutti: “Guai al vostro Debito Pubblico, se non correte al riparo siete perduti!”. E per rimediare al Debito Pubblico, lo sapete bene, c’è sempre la sperimentata ricetta “paga tutto Pantalone”, va bene, oggi chiamata fiscal compact, spending rewiew, ecc (ricordate la cura da cavallo propinata alla Grecia?! Ecco, quella lì). Quindi, sacrifichiamoci per il bene del Debito Pubblico: o la Borsa o la vita. Ma, questo boia di Debito Pubblico italiano, oggi arrivato a quota duemila miliardi di euro, da dove viene? Pagina 23. «Dalla seconda metà del 1981 ad oggi, lo Stato italiano ha cominciato a pagare tassi di interesse molto più alti del tasso di inflazione ed è così che il debito pubblico è stato – volutamente – gonfiato a dismisura». Volutamente, avverbio-chiave. Tutto questo è potuto avvenire – e Ferrero lo spiega bene – per la quisquilia che nel 1981, appunto, attraverso un semplice «scambio di lettere» tra l’allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta e l’allora governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi, «fu deciso il cosiddetto divorzio» tra ministero del Tesoro e Banca d’Italia. Cioè, avvenne che, se sino ad allora «quando lo Stato aveva bisogno di soldi, il ministero del Tesoro decideva il tasso di interesse a cui emettere i titoli di Stato, concordandolo con la Banca d’Italia» (la quale era anche impegnata a ricomprare i titoli eventualmente rimasti invenduti e con ciò impedendo manovre speculative da parte di privati), da quel momento, da quel “provvidenziale” divorzio, «lo Stato italiano si è messo in mano alla finanza privata, agli speculatori, e ha cominciato a pagare tassi da usura per ottenere il denaro di cui aveva bisogno». Il libro offre una precisa – e paurosa – cronistoria dell’escalation del nostro (!) Debito Pubblico, dal 1981 sino al 2007; nonché della catastrofe economica mondiale dal 2008 ad oggi, dovuta ai mega-galattici crolli finanziari delle cosiddette “bolle”. Ma sarà bene fissare l’attenzione su un dato che Ferrero sottopone al nostro sguardo. Per salvare il Sistema, cioè salvare le banche e i poteri finanziari che l’hanno portato sull’orlo della rovina, hanno dovuto mobilitarsi gli Stati, sotto forma di oltre 4 trilioni di euro sborsati sull’altare delle banche solo nell’Eurozona; e sarà bene annotare che l’Italia, nel suo piccolo, vi concorre con un 20 per cento… Maastricht, Lisbona, Sme, austerity, salasso dei salari, forca delle tasse, eccetera eccetera. Le cose sono certo multiple, complicate e complesse, ma il libro riesce a dare le risposte. O meglio, a spiegare i “perché”. Magari tenendo presente i fondamentali del Capitale, quelli che non cambiano mai. Quelli che il vecchio (!) Marx chiamava «privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite». Elementare, Watson!

Controlacrisi.org – 23.9.14

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