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PRC VENETO: “VENETO BANCA E BANCA POPOLARE DI VICENZA. LA BORGHESIA LADRONA DEL NORDEST”

COMUNICATO STAMPA DEL PRC DEL VENETO: “VENETO BANCA E BANCA POPOLARE DI VICENZA. LA BORGHESIA LADRONA DEL NORDEST”.

Qualche miliardo di perdite, decine di migliaia di piccoli risparmiatori messi sul lastrico. Questo è il bilancio delle due banche venete per le quali Luca Zaia si dispera e chiede l’intervento del governo nazionale.

Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza sono state dirette da eminenti industriali nordestini, o partecipate nei consigli di amministrazione da esponenti del gotha della imprenditoria veneta e da professionisti a questa legati. Entrambe le banche hanno indotto i loro clienti – i meno accorti o i più bisognosi di un prestito, di un mutuo – a sottoscrivere azioni vincolate non negoziabili, con valutazioni stratosferiche.

Le regole del mercato, vangelo di una corretta e razionale gestione dell’economia quando servono a licenziare i lavoratori e a imporre bassi salari, non valgono nella gestione delle banche dei padroni che stabiliscono nei loro consigli di amministrazione i valori dei prodotti che mettono in circolazione, vendendole ai loro ignari clienti.

La casta dell’imprenditoria veneta, osannata dai sicofanti di mestiere che scrivono nei giornali locali e dagli esponenti di tutti i partiti che siedono in consiglio regionale (dalla Lega ai 5 stelle, dal PD a Forza Italia) dopo lo scandalo del Mose segna un’altra performance assoluta.

Abituata a privatizzare i grassi profitti – investiti negli anni buoni nella finanza e nel mattone, impestando l’intero territorio veneto di capannoni vuoti e case sfitte – la casta dell’imprenditoria veneta socializza le perdite e intasca gli utili. Renzo Rosso, il padrone della Diesel, si è velocemente smarcato dalla Popolare di Vicenza prima del diluvio; altri hanno fatto come lui. Galan ha ricevuto da Veneto Banca un prestito di 1 milione di euro per la sua villa sui Colli Euganei, senza pagare una rata del mutuo. Invece, gli artigiani, i pensionati, i lavoratori che hanno comprato, volenti o nolenti, le azioni gonfiate si trovano ora con un pugno di mosche in mano. Derubati di miliardi di euro, non da quattro scrocconi che arrivano con i barconi, ma da persone di loro fiducia: il direttore di banca, il funzionario, l’impiegato, costretti a fare il budget per mantenere la loro posizione o progredire nella carriera.

Il Veneto ha bisogno di una banca: siamo d’accordo con Zaia. Ha bisogno di una banca pubblica che operi fuori da logiche speculative, che serva realmente il territorio per migliorare la qualità della vita di tutti e non serva ad ingrassare i politici corrotti, i loro amici e la rendita.

Intanto mettiamo i ladri in galera! 

Paolo Benvegnù, segretario regionale del Prc del Veneto

Nota aggiuntiva di Graziano Merotto, dirigente Prc, storico del movimento operaio nel Veneto e autore del Libro “La Fabbrica rovesciata” – Derive e approdi

VENETO BANCA

88mila azionisti dell’istituto di credito. Non grandi azionisti se l’80% degli impieghi è nella media dei 250mila euro. L’associazione dei piccoli azionisti, creata nel 2015, dopo la riforma del governo, rappresenta 800 azionisti e l’8% del capitale. 600 sportelli sul territorio dal Veneto (dove ha sede) al Piemonte, dalle Marche alla Puglia e con ramificazioni all’estero.
Nel 2013 è stata oggetto di ispezioni della Banca d’Italia che ha formulato contestazionis ull’organizzazione e i controlli interni e ipotesi di violazione del Testo Unico Bancario, con conseguente procedimento sanzionatorio a carico degli amministratori e dei sindaci in carica al momento delle ispezioni, concluso con sanzioni pecuniarie per complessivi 2.774.000 euro.
Dall’indagine risulta un prestito alla Alitalia Servizi in amministrazione straordinaria dal 2008, un prestito a Denis Verdini a settembre del 2012 di 7,6 milioni. Ma anche finanziamenti al gruppo Acqua Marcia, il gruppo Biasuzzi, la Lotto Sport e Boscolo Group, nonostante la situazione difficile dei soggetti e tanti altri gruppi e aziende finanziate senza garanzie. O, addirittura, un caso di fidi immobiliari concessi a un cliente per l’intero valore in assenza della concessione edilizia. Quindi, l’ispezione rileverà al 31 marzo del 2013 una differenza di quasi 1,2 miliardi di sofferenze e incagli tra la Banca d’Italia e la classificazione di Veneto banca.
Nel rapporto emerge anche la pratica del finanziamento ai grandi soci per l’acquisto di azioni. Tra i nomi spiccano Ivana Martino, moglie di Pietro D’Aguì, azionista storico della Bim, la banca acquisita per il 70% da Montebelluna; Gianfranco Zoppas; Modena Capitale di Giampiero Samorì; i fratelli Francesco e Claudio Biasia; Giuseppe Stefanel… Banca d’Italia scrive che Giuseppe Stefanel «ha acquisito 5,2 milioni di euro di azioni Veneto Banca a fronte di uno scoperto di conto corrente contestuale per 15 milioni con cui è stato sottoscritto l’aumento di capitale dell’azienda Stefanel. In seguito, altri 2 milioni di euro di titoli Veneto Banca con un nuovo scoperto di conto da 4 milioni.

Febbraio 2015: in seguito all’intervento di Banca d’Italia, partono inchieste della procura di Treviso e della procura di Roma, perquisizioni della Finanza. Inchieste che coinvolgono i vertici dell’ex consiglio di amministrazione per: crediti `facili’ elargiti a clienti che non avevano le necessarie garanzie, per informazioni false trasmesse alla Banca d’Italia e per il reato di aggiotaggio, (sarebbe stato in particolare diffuso un valore dell’azione Veneto Banca non rispondente al vero, giudicato dalla Banca
d’Italia incoerente con il contesto economico della società, con conseguente danno per gli azionisti che potrebbero aver acquistato negli anni scorsi a un prezzo superiore a quello reale.

La procura di Roma ha contestato una «decurtazione del patrimonio di vigilanza» e la tendenza a concedere finanziamenti in assenza di tutele con conseguenti perdite per oltre 192 milioni di euro.
“L’ex ad Vincenzo Consoli, dominus incontrastato per quasi vent’anni, e l’ex presidente Flavio Trinca sono indagati per ostacolo alla vigilanza e per aggiotaggio. Secondo la procura di Roma, che ha aperto un’inchiesta dopo un’ispezione della Banca d’Italia del 2013, gli ex dirigenti hanno offerto finanziamenti per 286 milioni di euro per acquistare le azioni della stessa banca e gonfiarne quindi la capitalizzazione”. www.lettera43.it Nel 2014, in seguito alle misure imposte da Banca d’Italia, Veneto Banca ha accumulato un rosso di bilancio di quasi 1 miliardo (968 milioni di euro) e a fine aprile 2015 il valore delle azioni è stato sforbiciato da 39,5 a 30,5 euro. Nei primi 9 mesi del 2015, non è andata meglio: le perdite sono arrivate a 770 milioni, scorporati i fidi al centro dell’inchiesta, ma anche gli avviamenti (cioè il valore iniziale degli asset).
Come la maggioranza delle banche cooperative, Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza non sono quotate in Borsa; il prezzo delle relative azioni viene determinato annualmente dai rispettivi consigli d’amministrazione. Le azioni Veneto Banca sono cresciute dai 14,04 euro del ’97 ai quasi 40 euro del 2013, mentre l’indice di Borsa dei titoli bancari perdeva circa il 34%.

Una classe dirigente distratta?!

Comunicato stampa
Montebelluna, 26 aprile 2014. Veneto Banca, Assemblea 2014: i Soci difendono la loro banca.

Altissima l’affluenza oggi all’Assemblea di Veneto Banca, tenutasi a Villa Spineda, a Venegazzù di Volpago del Montello (TV): 11.878 i Soci partecipanti in proprio, per delega o rappresentati. Nel suo intervento iniziale, il presidente Flavio Trinca, dimissionario con tutto il Consiglio di Amministrazione, ha ripercorso gli ultimi mesi dell’azienda, oggetto di 2 visite ispettive della Banca d’Italia, che ha imposto pesanti accantonamenti sui crediti e proposto di valutare l’aggregazione con un’altra banca, in vista dell’entrata nell’Unione Bancaria Europea. Il suo discorso, di appassionata difesa del percorso di crescita che dal 1997 ad oggi ha portato Veneto Banca ai vertici del sistema bancario italiano, è stato salutato con una standing ovation da parte della platea. Numerosissimi gli interventi a difesa dell’Istituto, a partire da quello del Governatore della Regione Veneto Luca Zaia, che ha sottolineato con forza la necessità di mantenere i centri decisionali nel Veneto, per continuare con la senatrice Laura Puppato e con le testimonianze di molti sindaci dei territori in cui il Gruppo Veneto Banca opera. [Laura Puppato, per sette anni sindaco di Montebelluna, ha condiviso l'ascesa della piccola Banca Popolare Asolo e Montebelluna. Nessuno può accusarla di essere «un nemico della banca», nessuno può attribuirle un'antipatia nei confronti del direttore generale Vincenzo Consoli, che ha persino insignito della cittadinanza onoraria di Montebelluna].

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