In Evidenza, Sanità

WELFARE AZIENDALE (6) ovvero “Come può essere efficiente una struttura se i suoi dipendenti hanno un guadagno dalla sua inefficienza?”

David Evangelisti sul Fatto Quotidiano scrive un articolo sulla recente proposta del Governatore della Toscana Enrico Rossi di presentare una legge entro due mesi per abolire la libera professione dei medici ospedalieri, la cosiddetta intramoenia, perché sarebbe uno scandalo che con l’impegnativa i tempi delle prestazioni siano lunghi mentre a pagamento meno che brevi : “In sanità basta con la libera professione intramoenia, fonte di diseguaglianza e di corruzione. Bisogna fare una cosa davvero di sinistra: abolirla. D’incanto spariranno le liste d’attesa, mi ci gioco la faccia. L’idea è promuovere una legge di iniziativa popolare al Parlamento”.

Dal popolo un triplo urrà! per Rossi.Il che fa capire che chi ne aveva il compito si è ben guardato dal informare i lavoratori e i cittadini su quali sono già ora per legge i loro diritti in sanità e come nessuno abbia pensato di porre mano, per usarlo, a quel art. 54 Cost.“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore…” Cioè il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e giù dai Direttori Generali da lui nominati fino almeno i direttori di struttura. Gli articoli di legge sono: legge 833/78 art 19; legge 502/92 art 14 comma 6; legge 229/99 art 8 bis comma 2, art 15 quinques comma 3, nonché il DPCM del 27 marzo 2000 art 2 comma 4 e art 10 comma 2 e 3; legge 266/05 art 1 comma 280 lettera c; legge 120/07 art 1 comma 4 lettera g (ne consiglio la lettura)

Riporto alcuni commenti all’articolo di Evangelisti

Rocknet

Proposta santa. Prenotazione visita ortopedica per mia madre al S. Filippo Neri di Roma mesi 12,intramoenia giorni 3. Costo 225 euro. I medici usano l’ospedale pubblico per gli affari privati..Bravo Presidente Rossi..

Chuy

Giornata di visita: nel pubblico un diabetologo fa 4 appuntamenti. In privato lo stesso diabetologo ne fa 10 nello tempo (durata) di lavoro. Nel pubblico ha fatto il minimo indispensabile per non essere perseguito dalla legge, nel privato porta al massimo la sua produttività perché è tutto guadagno personale.
Quale interesse, questo diabetologo (non faccio nome e cognome qui, ma in altra sede, più opportuna, l’ho fatto), ha in questa situazione? Allungare (evidentemente e volontariamente) le liste di attesa nel pubblico e consigliare ai pazienti di presentarsi da lui in forma privata per sveltire, sembra normale? Sembra normale giocare sulla salute del paziente? E perché nella stessa struttura il collega che lavora solo nel pubblico, quotidianamente produce quasi sempre il doppio degli appuntamenti?

Corrado

ho bisogno di un’analisi particolare; ospedale 6 mesi di attesa, in intramoenia 3 giorni! motivo? ……… Come può essere efficiente una struttura se i suoi dipendenti hanno un guadagno dalla sua inefficienza?

VivaLaGiustizia

…a mio modesto avviso c’è qualcosa che non torna in Italia..
Parliamo di SALUTE, di cittadini e cittadine ai quali/alle quali dei dottori hanno detto di fare degli esami strumentali.

E’ INVEROSIMILE, INIQUO, ABERRANTE e NON ETICO che i suddetti cittadini e cittadine per fare un esame strumentale, utilizzando macchinari che hanno profumatamente pagato con le loro tasse, debbano necessariamente rivolgersi, all’interno della struttura pubblica, a professionisti a pagamento per avere un qualcosa a cui hanno DIRITTO “gratis”.

Allora sig. prof. che vi lamentate tanto dei soldi che lasciate alle strutture pubbliche, allo stato,fate quello che fanno tutti gli imprenditori : rischiate di vostro! 
Fate i liberi professionisti davvero!
Vi riunite in cooperative, vi affittate/comprate i locali, vi affittate/comprate i macchinari e fate le vostre attività lucrando quanto vi pare AL DI FUORI DEGLI OSPEDALI ! …così potete evadere anche di più che tanto in Italia chi ci fa caso…

Gli ospedali sono PUBBLICI, pagati dallo STATO, quindi dai cittadini e dalle cittadine, che ne debbono poter usufruire in tempi ragionevoli ed a costi più che ragionevoli. 
Intramoenia è una truffa nei confronti di tutti coloro che hanno bisogno tant’è che i tempi di attesa non fanno altro che aumentare…

zippa

Se si riuscisse ad azzerare le liste d’attesa, i medici dell’intramoenia non farebbero un lira

Bel esempio di demagogia moderna quello di Rossi: nascondere ai cittadini le leggi che difendono i diritti acquisiti e, come Presidente di regione, negarne l’applicazione. Al momento opportuno poi tentare la scalata politica (Rossi si è candidato alla segreteria del PD) usando il malcontento del popolo per i guasti procurati dalla non applicazione delle leggi.

In un librettino del 1993 Luciano Canfora tratta della Demagogia: “ La prima attestazione di <<demagogia >> è in Aristofane Cavalieri 191 << ormai – dice il servo A – la guida del popolo (demagogia) non tocca più a persone bene educate e per bene, è andata a finire nelle mani di un ignorante schifoso >> … nel ambito del medesimo dialogo tra il servo A ed il Salcicciaio, dove il servo così incita il Salcicciaio a fare politica … : << conquista il popolo con gustosi manicaretti di parole; tutti gli altri requisiti per la demagogia li hai: una voce repugnante, origini basse, volgarità; hai tutto quello che ti serve per fare politica >> …Gramsci nel Quaderno VI precisava: << Demagogia vuol dire parecchie cose: nel senso deteriore significa servirsi delle masse popolari, delle loro passioni sapientemente eccitate e nutrite, per i propri fini particolari, per le proprie piccole ambizioni >> ed esemplificava: << il parlamentarismo e l’elezionismo offrono un terreno propizio per questa forma particolare di demagogia, che culmina nel cesarismo e nel bonapartismo coi suoi regimi plebiscitari >>. in “Demagogia” Sellerio editore 1993

Nel suo primo mandato di Presidente della regione Toscana Rossi affrontava il tema della sanità pubblica di sua competenza in questi termini

Continueremo a razionalizzare le spese ma bisogna andare oltre e con i sindacati già ne discutiamo: vanno create assicurazioni mutualistiche per diagnostica e specialistica, ormai la rete del privato sociale offre prestazioni a prezzi concorrenziali con il servizio sanitario nazionale per chi non è esentato dal ticket. Mentre Ospedali e medicina del territorio devono rimanere pubblici, questo è un principio irrinunciabile.” Enrico Rossi, La Repubblica, 24.09. 2012,

In questo senso non è escluso che si arrivi a chiedere un contributo responsabile a chi può pagare, in rapporto al reddito. E che si possa pensare che certe categorie di lavoratori possano fare una assicurazione privata finalizzata a garantirsi specialistica e diagnostica. Servizi che ormai si trovano nel privato allo stesso prezzo del pubblico con i suoi ticket. I tempi cambiano, e in un quadro di crisi come quello attuale tutto gratis non può più essere.Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana, il Tirreno, 1.10.2012,

All’epoca il PD di Rossi appoggiava il governo Monti e proseguivano le spinte per il ritorno alle mutue e le assicurazioni private:

Chi supera una certa soglia di reddito dovrebbe uscire dalla copertura del servizio sanitario nazionale e rivolgersi alle assicurazioni private. Si formerebbe una categoria a parte, che stimolerebbe il mercato delle assicurazioni.”Umberto Veronesi, Corriere della Sera, 10.03.2012,citato da Gavino Maciocco in “SSN Allarme rosso”, Salute Internazionale, 28.11.12.

Paolo Cattabiani, presidente di Legacoop Emilia Romagna, ha anticipato all’Unità e al Corriere della Sera che le cooperative stanno studiando un piano per entrare nel settore sanitario. Cattabiani parla di “secondo Welfare”, soluzioni capaci di surrogare l’intervento pubblico, vista la crisi dello Stato Sociale. La mutua offrirebbe una serie di prodotti sanitari specialistici. In AffariItaliani.it, 7.08.2012,

Tornando ai giorni nostri scrive l’esperto di sanità Roberto Polillo: “ demagogia è sostenere che senza intramoenia non esisterebbero più le lunghe liste d’attesa, o che senza di essa, l’eguaglianza dei cittadini e l’equità di accesso per tutti tornerebbero a signoreggiare sugli inariditi pascoli della sanità.

Questa è peggio della demagogia perché è una mistificazione inammissibile. L’accesso ai servizi è sempre più difficile per il cittadino chiunque perché i tagli alla sanità (54 miliardi per il Tribunale del Malato) e la mancata sostituzione dei medici andati in quiescenza si è tradotta in una riduzione delle prestazioni non essenziali (come le visite ambulatoriali) e la contrazione dell’offerta ha determinato lo shifting verso il privato o la rinuncia alla prestazione medesima.

Esiste poi un altro strumento in grado di favorire tale scenario ed è quello fortemente implementato in diverse Regioni (Toscana, Lombardia, Piemonte, Lazio) attraverso l’aumento dei tickets fino a portarli (per alcune fasce di reddito) ad un livello superiore a quello del prezzo intero praticato dal privato per la medesima prestazione. … Non prendere atto di quanto già avviene o del fatto che i cittadini già spendono 35 miliardi per la sanità privata e che la quota per l’intramoenia è un trentesimo di tale somma (1 miliardo e spicci nel 2015) (di cui 209 milioni vanno alle Ulss, ndr) significa raccontare balle e mistificare la realtà a soli fini di propaganda personale e promozione della propria immagine di difensore dei poveri. Che poi la libera professione che si traduce nell’accesso a una prestazione altrimenti negata sia una porcata è fatto altrettanto indiscutibile.” quotidianosanità.it 27 marzo 2016

Due giorni prima sullo stesso giornale Massimo Cozza segretario nazionale della CGIL Medici: “La proposta di abolire la libero professione nel Servizio sanitario nazionale … rischia di sviare l’attenzione dall’obiettivo fondamentale per garantire la tutela della salute: il diritto all’accesso alle cure su tutto il territorio nazionale. E le priorità sono un rinnovato governo nazionale per superare le disuguaglianze regionali, ed in primo luogo l’abolizione delle liste d’attesa e dei ticket. Per raggiungere questo risultato c’è bisogno di mettere la parola fine alla stagione dei tagli e di portare avanti una politica di investimenti nel servizio pubblico, che riporti il nostro paese al livello europeo dei finanziamenti rispetto al PIL. Se il cittadino deve aspettare 6 mesi per una visita ortopedica, e il servizio pubblico ha solo 4 medici dei 7 necessari, il primo passo dovrebbe essere l’assunzione dei 3 ortopedici mancanti per garantire le prestazioni essenziali ai cittadini. Poi intervenire sull’appropriatezza dei percorsi di accesso dell’organizzazione. Quindi eliminare i ticket, che oggi può arrivare a cifre tali da rendere più conveniente rivolgersi al privato. … Abolire la libera professione oggi, in una situazione di tagli e di carenza di personale (dal 2009 al 2014 sono 5000 i medici in meno), di blocco del contratto da 6 anni, di congelamento delle indennità di esclusività da oltre 15 anni e perfino della retribuzione accessoria con la quale si dovrebbe premiare il merito, rischia di essere un boomerang per il servizio pubblico.”

Ciò che stupisce è che nessuno sembra porsi il problema che è ormai evidente, non solo in Italia ma in tutta Europa, come sia proprio questo che vogliono avere i poteri finanziari: la gestione del grosso budget finanziario della salute e conseguentemente ridurre il Ssn alle funzioni di sostegno della pietà sociale. Neppure Crozza sembra ricordarsi, e quindi denunciare ad alta voce con tutta le CGIL l’illegalità, che esistono le leggi di riforma sanitaria per realizzare oggi una organizzazione del lavoro in sanità che garantisca subito l’abbattimento delle liste d’attesa e fornire prestazioni di qualità, cioè appropriate.

Ma il nodo politico è: le leggi vanno applicate? O come rispondeva il mio Direttore Generale alle mie sollecitazioni di organizzare il lavoro in ottemperanza alle leggi : “dottore sappia che la legge non è mica il vangelo”.

In un intervista di 22 anni, fa riproposta l’anno scorso su tysm (philosophy and social criticism), il prof. Luciano Canfora definisce la democrazia: “ come uno stato provvisorio instabile, che si dà, cioè, in alcuni momenti, ma nelle medesime forme esteriori giuridiche, non si da più in altri momenti. Essa è il frutto dell’equilibrio delle forze sociali: non è una forma semplicemente giuridico istituzionale o elettorale. Mi interessa sottolineare questo elemento di provvisorietà. Nella nostra storia repubblicana ci sono stati momenti di democrazia. Momenti, cioè, in cui si è realizzato il kratos del demos e momenti, invece, in cui, nel medesimo quadro formale, c’è un arretramento, addirittura un estinguersi della democrazia, a causa di determinati rapporti di forze, di incertezze nei programmi, di impasse psicologiche, etc.”

Forse la “voce repugnante” del demagogo Rossi ha risvegliato il desiderio dei riformisti di rimettere in campo le loro riforme. Di certo, leggendo quelle e-mail il popolo che si cerca di conquistare con la demagogia sembra consapevole del diritto alla salute.

Compito dei democratici è quello di informarlo delle case matte avanzate da cui si può oggi combattere insieme la battaglia per la democrazia.

Cordiali saluti

Maurizio Nazari 29 marzo 2016

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