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Per una coalizione popolare, ambientalista, femminista, municipalista

Documento approvato dal Comitato politico federale di Rifondazione Comunista, Padova, 16 dicembre 2016

Per una coalizione popolare, ambientalista, femminista, municipalista

Circola in Città, fin dal deposito delle firme dei consiglieri comunali che ha dato luogo allo scioglimento del consiglio, un’aria di santa alleanza. L’idea di mettere insieme, a prescindere dalla collocazione politica, un’area vasta di soggetti che dovrebbe confrontarsi con la ricandidatura di Bitonci in una compagine unitaria, per il bene della città.

Il primo a lanciare questa proposta è stato il direttore del mattino. Sulla stessa onda si muovono il partito democratico ed altre forze politiche cittadine. In questo senso, fanno testo le dichiarazioni del segretario cittadino dei dem. L’obiettivo è chiaro: una Grande coalizione che recuperi anche le forze che hanno rotto con il nucleo duro della maggioranza bitonciana. Un minestrone senza qualità, privo di spessore politico, la coalizione dei vinti e dei delusi, da cui si staccano i 5stelle di cui non si è mai ben compresa la natura della opposizione all’ex sindaco, che hanno di fatto sostenuto al secondo turno delle elezioni amministrative e di cui hanno accompagnato con complicità la prima fase di governo della città. Un’alternativa che non esiste.

Chiudere dentro il progetto della grande coalizione, qualsiasi forma essa prenda, in nome del bene superiore della città, delle buone maniere, della correttezza istituzionale, di indicazioni programmatiche generiche, le istanze e i soggetti che in qualche modo hanno cercato di far vivere un’altra idea della città difendendo in maniera intransigente, i beni comuni, l’ambiente, le fasce più colpite dalla crisi e dalle politiche di austerità, è una proposta impraticabile.

Scelte come la riforma Fornero, il Jobs act, i tagli alla sanità e al Welfare, la privatizzazione dei servizi pubblici, la buona scuola, i tagli ai trasferimenti agli enti locali, incidono in maniera potente nella vita materiale di chi in questa città vive, soprattutto nei quartieri popolari, dove la destra populista alza la bandiera dell’opposizione al governo, all’Europa, e incita alla guerra fra i poveri. Un blocco della padovanità ferita dall’invasione dei barbari è già sconfitto in partenza. Le elezioni americane devono pur insegnare qualcosa a chi non vive su un altro pianeta.

L’annuncio del segretario provinciale della Lega della probabile apertura delle sede per la campagna elettorale di Bitonci nel quartiere nord, all’Arcella, è chiara indicazione su quelli che saranno i contenuti della sua campagna elettorale,

Come dovrebbe essere ben compreso che la vittoria del no non può essere lasciata nelle mani della destra.  Il suo potente messaggio di rottura di massa con le politiche liberiste del governo Renzi e di quelli che lo hanno preceduto, deve essere colto come occasione per il coagulo delle forze che hanno dato battaglia in difesa della costituzione e per far valere i suoi contenuti di libertà ed uguaglianza. La scelta dell’alternatività al partito democratico e ai suoi soci del partito della nazione non può non essere netta, senza distinzioni tra elezioni locali e nazionali.

E’ del tutto evidente che le pratiche amministrative, le politiche sociali escludenti, la distanza del gruppo di potere bitonciano, anche ontologicamente, dal più pallido barlume di relazione culturale con la stessa modernità capitalistica, il controllo paranoico ed ossessivo della macchina comunale, la cura anche minuta degli interessi più vicini e delle relazioni clientelari, sono un ostacolo alla crescita della città, a un suo possibile sviluppo. Lo dice lo stesso slogan della campagna elettorale Prima i Padovani, concretizzato nella scelta dei punteggi assegnati per l’accesso alle case popolari. Una città che ha bisogno del contributo dei “foresti” per poter intanto vivere e poi magari svilupparsi, si chiude nella presunta difesa di un primato anagrafico che contiene dentro di sé i numeri della sua decadenza. Lo dicono, con solare evidenza, i dati sulla demografia dell’ufficio statistica del comune di Padova.

Quando il direttore del centro studi di Confindustria, Stefano Micelli, parla dell’inadeguatezza del ceto politico e anche imprenditoriale di questa regione di fronte alle sfide della competizione globale, fotografa con esattezza la compagine bitonciana. Le valutazioni del settimanale diocesano sulla “miseria” del consiglio comunale vanno nella stessa direzione. La difesa del popolo e il fondo del direttore del mattino indicano le linee programmatiche e politiche su cui si attesterà la campagna elettorale del PD e dei suoi possibili alleati. Di questi testi consigliamo la lettura. Daniele Marini noto studioso dell’economia e della società del NORDEST rilancia sullo stesso terreno della competitività dei territori, e lancia la proposta della “Padova Felix”.

Ma non è su questo terreno che va combattuta la battaglia elettorale. E’ il terreno di chi intende rappresentare interessi certamente più dinamici, avanzati, ma pur sempre dentro il quadro della competizione globale. Gli interessi di quelli che guardano allo sviluppo dei territori e delle aree metropolitane come fulcro della competizione globale, di quelli che dentro questa stessa logica sono protagonisti delle privatizzazioni dei servizi destinati alle comunità, dell’immiserimento del lavoro, della sua precarizzazione, della finanziarizzazione dell’economia, dello sfruttamento della potenza cognitiva e scientifica, non nella logica della crescita di libertà e benessere per tutti/e , ma in quella del mercato e del profitto. Gli interessi dell’1% di cui parlava Occupy Wall Street.

I proletari non sono stupidi, sanno bene a quali interessi è legata questa idea cool e patinata della modernità. Anche a Padova abbiamo bisogno di un/a Sanders, non di un/a Clinton.

Proprio la mobilitazione che ha visto uno schieramento largo di forze di diversa provenienza, politiche sociali, sindacali e ambientaliste che hanno difeso la Costituzione e ne chiedono la compiuta applicazione, contro lo stravolgimento dei suoi contenuti operato dai governi di varia provenienza, ma di comune impronta liberista, che si sono succeduti in questi anni, parla della necessità del suo sviluppo anche sul piano politico, della sua netta, chiara e necessaria alternatività al PD e alla destra populista e alla variante Grillina, sul piano nazionale come sul piano locale.

Le linee programmatiche dell’alternativa sono chiare negli elementi fondamentali. Sono quelle che nascono dalle pratiche sociali di cui siamo stati protagonisti e che ci rendono interlocutori credibili per i settori popolari più colpiti dalla crisi, per le battaglie in difesa dell’acqua pubblica e del trasporto pubblico contro le privatizzazioni agite in perfetta consonanza dalla giunta di centrosinistra e dalla destra, per i nuovi cittadini di cui abbiamo tenacemente difeso i diritti, per i lavoratori e le lavoratrici colpiti dalla legge Fornero e dalla precarizzazione del lavoro.

Patrimonio comune di un blocco sociale e politico che può e deve costituirsi e proporsi con un programma chiaro, come alternativa di governo della città.

Un blocco popolare perché pone al centro della sua iniziativa l’area delle condizioni di sofferenza sociale prodotta dalle politiche liberiste, le emarginazioni prodotte dalla precarietà, le periferie trascurate dalle scelte operate da Bitonci, come dall’ultima amministrazione di centrosinistra.

Popolare perché ricostruisce con la sua iniziativa e le sue proposte concrete le condizioni politiche e materiali di riunificazione tra i lavoratori/lavoratrici autoctoni e migranti. Ricomponendo le fratture che esistono e che sono il risultato della propaganda razzista favorita dalla continua riduzione delle risorse destinate alle aree di povertà assoluta e relativa prodotte dai continui tagli al Welfare nazionale e locale a cui si tende sempre più chiaramente a sostituire l’attività caritatevole.

Popolare perché centra una parte rilevante della sua iniziativa nelle periferie, quelle urbane e quelle sociali. Popolare perché nel suo percorso costituente mira apertamente ed esplicitamente alla costruzione di una condizione di piena cittadinanza per tutti/e partendo dal basso.

Femminista perché propone un ruolo autonomo, indipendente, alle donne sul piano della proposta politica e programmatica e una partecipazione paritaria in quanto tali alla gestione del governo della comunità. A partire dalla costruzione dell’assemblea delle donne per l’alternativa, spazio di elaborazione programmatica e di soggettivazione politica che deve riversarsi nella costruzione della lista/liste della possibile coalizione.

Spazio che va riconosciuto e costruito anche per i/le migranti, che devono essere protagonisti dell’elaborazione generale della proposta politica e dei contenuti che più direttamente li riguardano, e per tutti coloro che, a cominciare dagli studenti, in questa città vivono, lavorano, consumano, ma non votano.

Ambientalista perché pone la questione ecologica come centrale per il presente e il futuro della città, con tutto quello che ciò comporta relativamente alle scelte di tipo urbanistico, ai temi del trasporto pubblico, del verde pubblico, dell’incenerimento dei rifiuti, della vendita dell’acqua pubblica, ecc… Scelte che anche in questo campo non hanno visto distinguersi l’ultima giunta di centrodestra da quella di centrosinistra che l’ha preceduta.

Municipalista perché riconosce nello spazio del comune lo spazio dell’autogoverno, della risposta ai bisogni concreti e di partecipazione che deve essere strutturata in forme nuove nei quartieri e a livello cittadino.  C’è una lunga tradizione in Italia da questo punto di vista. Senza risalire ad epoche troppo lontane, nell’epoca pre e postfascista, i comuni, i municipi, sono stati il cuore dello sviluppo di quei servizi essenziali per la comunità che ne hanno permesso, fin dai primi del ‘900, la crescita civile e il progresso economico, e nel dopoguerra sono stati protagonisti prima della ricostruzione e successivamente, negli anni ’60 e ‘70, nel campo scolastico, nel campo della cultura, delle politiche abitative ecc., facendosi reale terminale delle richieste dei cittadini/e. Le privatizzazioni già attuate e quelle previste e imposte dalla legislazione vigente, che vanno nella direzione di incorporare i Beni Comuni nella logica della mercificazione, vanno contrastate sul piano locale e nazionale.

Su queste basi, siamo disponibili ad un percorso aperto ed inclusivo che, partendo da una chiara collocazione politica di alternativa alla destra, al PD ed al M5S, raccolga tutte le forze collettive e individuali disponibili per LA DEFINIZIONE DAL BASSO DI UN PROGRAMMA COMUNE E DI UNA LISTA.

www.rifondazione.padova.itinfo@rifondazione.padova.it – 0498726028

3 Comments

  1. paolo bertamini

    ambientalista ….: come sempre manca ogni riferimento e critica al modello consumista della nostra società ,in generale . Forse perchè è difficile farlo !? E chi ha il coraggio di farlo?! Se
    tutte le ricerche scientifiche , ad esempio , dicono che si mangia troppa carne , chi ha il coraggio di dire che gli hamburger vanno tassati di più , o che un pollo non può costare , non deve costare , pochi euro ? Discorsi complessi , soluzioni difficili da individuare…ma almeno cominciare a parlarne !,Landini ci ha provato , a volte…Siamo nel nord est , non in Basilicata o Calabria( con tutto il rispetto!), ed è evidente che anche i ceti più svantaggiati , qui da noi , puntano , quando ne hanno la possibilità, a comperarsi anche cose superflue , per essere come gli altri , credo , ma la logica della soddisfazione personale e della autovalutazione che passa attraverso l’acquisto di merce è folle !! Ci sono miliardi di persone, al mondo in fila , da questo punto di vista . Ne hanno tutti i diritti !, ma ciò non toglie che qualunque idea politica seria deve guardare a 50 anni di distanza , ai nostri nipoti , ed a loro , tra 50 anni , importerà
    di avere ancora un pezzetto di erba su cui correre od una spiaggia non invasa dalla plastica , e questo può voler dire SOLO meno produzione adesso , o diversa produzione ! E chi glielo
    va a dire alle maestranze edili o operaie ?? La famosa decrescita , sta a noi determinare
    quanto felice . O no ? Mi si dimostri il contrario

  2. Gianni Sartori

    17 dicembre 2016

    Comunicato

    Questa mattina, sabato 17 dicembre 2016, lungo la strada che dalla Riviera Berica porta a Mossano (costeggiando la Villa e il parco di Montruglio) sono state abbattute tre Querce secolari.
    In teoria erano Grandi Alberi tutelati, inseriti in una lista di piante protette. Avvisati da un solitario escursionista, sono intervenuti il sindaco e il responsabile dell’Ufficio tecnico di Mossano, ma troppo tardi, a ecocidio ormai avvenuto. E’ troppo chiedere che gli autori del gesto vandalico vengano penalmente perseguiti?
    I tre Grandi Alberi erano parte integrante di un viale alberato: le altre querce presenti lungo la strada ora vanno assolutamente protette.
    Cosa dire? Tre Grandi Alberi in meno, tanta amarezza e una domanda: ma è veramente questo il livello di civiltà del “Basso vicentino”?
    Gianni Sartori

    Si parva licet, per conoscenza, il messaggio inviato oggi a “SALVIAMO IL PAESAGGIO” per denunciare l’abbattimento delle tre Querce

    buona serata

    Gianni Sartori

  3. Christian de Dampierre Raimondi

    Un fronte unito della sinistra per una politica economica capace di determinare sviluppo e lavoro, di rilanciare il welfare, di tutelare il paesaggio e le risorse della collettività. Su questa base di intransigente alternativa al liberismo economico, attualmente ancora dominante nei rapporti tra le nazioni, è bene anche avere un confronto costruttivo con la componente di sinistra del PD. La globalizzazione liberistica deve essere contrastata, anche creando una strategia comune fra i partiti della sinistra in Europa e nel mondo intero,recuperando tutte quelle forze disponibili a difendere le conquiste sociali delle classi lavoratrici e impedire una regressione ad un oscuro Medio Evo. Un confronto costruttivo anche con i movimenti politici di paesi differenti dal nostro, come l’Inghilterra e gli Stati Uniti, dove le sinistre, in questi ultimi tempi, hanno saputo creare un vasto movimento di massa contro la crisi economica e il dominio, fino ad ora purtroppo incontrastato, del capitalismo finanziario. Partendo dalla concrete necessità della gente comune, nel duro contesto delle società capitaliste, Jeremy Corbin, eletto a segretario del Labour a furor di popolo, e il socialista Bernie Sanders hanno saputo dire qualcosa di nuovo e di inequivocabile, nei loro rispettivi paesi. Auguriamoci che tutto questo possa continuare, nonostante le attuali enormi difficoltà. Risulta necessario, nel nostro paese, non disperdere tutte quelle forze progressiste che si sono mobilitate contro l’iniqua riforma costituzionale, nel referendum del 4 dicembre scorso, e creare un vasto movimento di opinione partendo dai concreti problemi della gente, per conquistare lavoro e dignità.