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Natale…

Le festività religiose esulano, di solito e giustamente, dalle nostre competenze. Le lasciamo agli esperti. Ma per una volta lasciateci fare i nostri auguri, naturalmente “di parte”.

Auguri ai mendicanti, a Padova ed in Italia, le cui “molestie” governo (e parlamento, purtroppo) hanno individuato come problema centrale per la sicurezza dei cittadini ed il decoro delle città, esponendoli allo zelo di tutori dell’ordine (ahimè, anche a Padova…) che non avendo di meglio di fare possono multarli per la loro povertà. Noi non pensiamo che la carità sia una risposta valida alla povertà (in aumento) né che sia rispettosa della dignità dei poveri. Diritti ci vogliono (alla casa, al lavoro, alle cure…), come sancito dalla Costituzione. Ma visto che a sostenere le “sanzioni” sono gli stessi che blaterano di “radici cattoliche” e s’impegnano in inutili e pretestuose polemiche su presepi e crocifissi nelle aule scolastiche, ci sentiamo in dovere di ricordargli che la carità, come impegno individuale, è dovere dei credenti, quali essi dicono di essere, di tutte le religioni…

Auguri alle ed ai dipendenti della Rinascente di Padova, che questo Natale perdono il lavoro, schiacciate tra la (legittima?) necessità dei padroni di risparmiare sulle spese per garantirsi margini di profitto adeguati, e la (altrettanto legittima?) aspirazione dei padroni dell’edificio che le ospita ad una adeguata remunerazione del capitale impegnato nell’immobile. A tutti questi padroni, ed ai politici liberisti che esprimono solidarietà pelose, ci permettiamo di rammentare la Costituzione: “art. 41 – L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata fini sociali”.

E, visto che siamo in argomento, Auguri alle ex lavoratrici ed agli ex lavoratori della EXO di Albignasego, e con loro a tutte e tutti coloro che hanno perso o stanno per perdere il lavoro, ed a quelli che lottano per salvarlo, perché i padroni preferiscono trasferire l’attività all’estero, dove potranno pagare di meno altri lavoratori, e non per “salvare l’azienda” ma semplicemente per aumentare i profitti (magari solo di qualche centesimo a paio di scarpe, come per la EXO). E tutto alla faccia dei proclami di un ministro che ufficialmente tuona contro le delocalizzazioni ma di fatto non combina un bel nulla.

Auguri a tutti quelli travolti dalle (imprevedibili?) catastrofi naturali (inondazioni, frane, terremoti, incendi, tempeste di vento, inquinamento) legate a cambiamenti climatici generati, ancora, dalla prevalenza del profitto sul bene comune. L’unica grande opera, riassetto idrogeologico del territorio, messa a norma antisismica ed energetica degli edifici, arresto del consumo di suolo…, non si fa perché genererebbe sì lavoro ma non affari per i soliti noti e guadagni concentrati nelle mani di pochi come una tav o una pedemontana. Per il resto le chiacchiere stanno a zero.

Auguri a tutti quelli che fuggono dalle guerre (sulle quali l’Italia fa profitti vendendo armi), dallo sfruttamento del lavoro e delle materie prime (ancora profitti), dalla fame e dalle carestie (e sui cambiamenti climatici non torniamo), e che rischiano la morte per arrivare nei paesi “civili”, dove saranno sfruttati per garantire profitti (che strano, ancora…). E chi dice che lo fanno perché non han voglia di lavorare e/o per venire a delinquere si qualifica da solo.

Auguri a quelli che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, a mettere insieme il pranzo con la cena, figuriamoci ad allestire un cenone, ai senza casa, ai senza lavoro, a chi lavora quando può e come può, a chi non avrà mai una pensione (alla faccia dei proclami sull’abolizione della Fornero).

Auguri, infine, alle ed ai Compagn* dei GAP, degli sportelli sociali e legali, a chi blocca gli sfratti, a tutti coloro che dovunque ed in qualunque modo si rifiutano di obbedire alla logica dominante della guerra tra poveri, che sanno che una crisi da sovrapproduzione non richiede sacrifici ma ridistribuzione della ricchezza e del lavoro, a coloro che pensano ci sia differenza tra legalità e giustizia, che non si adattano all’indifferenza (noi li odiamo, gli indifferenti…).

Abbiamo sicuramente dimenticato qualcuno, chiediamo scusa. Nell’epoca della veloce disinformazione ci vorrebbe un libro per elencare tutti quelli che non hanno, laddove basterebbero poche righe per nominare quelli che hanno troppo.

Ma noi non ci arrendiamo!

Beppe Palomba, segretario prov.le di Rifondazione Comunista, Padova

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