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13 MAGGIO 2018 ACCIAIERIE VENETE. LAVORARE PER VIVERE, NON MORIRE PER LAVORARE.

Oggi, 13 maggio, quattro anni fa, quattro operai rimasero gravemente feriti nelle Acciaierie Venete di Padova. Due di loro non sopravvissero.
Tragedie simili si ripetono da sempre, negli anni, e non accennano a diminuire. Solo nel gennaio di quest’anno, i caduti sul lavoro sono stati 46 (+12.2% rispetto al gennaio del 2021). Una strage che poco o nulla ha a che fare con la fatalità.
Mancati investimenti sulla manutenzione, sulla sicurezza, sulla prevenzione e sui controlli, insufficiente cura dell’addestramento, appalti esterni che mettono in condizioni di pericolo lavoratori inesperti, perfino studenti mandati allo sbaraglio “grazie” ai progetti scuola/lavoro, non possono che condurre a queste conseguenze.
Il tutto in nome della riduzione dei costi, della flessibilità, insomma del primato assoluto del profitto.
Non dimenticare Marian Bratu e Sergiu Todita (i deceduti), Simone Vivian e David Di Natale (i feriti), come hanno fatto oggi lavoratrici e lavoratori delle Acciaierie Venete, loro compagne e compagni di lavoro, non dimenticare nessuna delle altre vittime di questa ecatombe come pretendono e pretendiamo sia fatto, significa rifiutare la logica del cordoglio e dei peana post-mortem, e criticare alle radici il sistema che li ha uccisi, lottare per rovesciare lo stato di cose presente.
Non si parli mai più di disgrazie: ci sono responsabilità precise in capo a chi ha fatto le leggi (aumento dell’età pensionabile, contratti precari, alternanza scuola lavoro), a chi continua a definanziare gli organismi di controllo, a chi non interviene per fermare la strage. Parlamento, governi e regioni (a prescindere dal fatto di essere di centrodestra, centrosinistra o, come ora il governo Draghi, l’ammucchiata di entrambi) avrebbero l’obbligo di agire, e non l’hanno fatto, non lo stanno facendo (e purtroppo, con ogni probabilità, non lo faranno) perché ideologicamente organici all’ideologia liberista della prevalenza dell’interesse economico sul bene comune.
Preferiscono applicare il principio di precauzione alla guerra, anziché al lavoro, alla scuola, alla sanità. Perciò sono correi.
Giuseppe Palomba, segretario prov.le PRC Padova
acciaierie venete 4 anni dopo

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