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Sulla scuola

Cari tutti,

sta emergendo da parte di molti insegnanti l’intenzione di aderire alla mobilitazione del blocco degli scrutini indetta da tutte le organizzazioni sindacali.

Ciò a fronte della considerazione del fatto che ci sono ancora margini per incidere sulla discussione del DDL della “buona scuola” attualmente in esame al Senato.

Da un lato, infatti, stanno crescendo il  dissenso e la mobilitazione in tutte le scuole del Paese, e dall’altro aumentano le difficoltà per il Governo,

Il testo è stato modificato dalla Commissione della Camera rispetto alla prima versione, (e quindi i tempi di approvazione non possono essere quelli brevissimi previsti inizialmente dal governo), ma nonostante le modifiche resta inalterato l’impianto complessivo della “controriforma”.

Il DDL contiene infatti alcune questioni fondamentali, che non vengono adeguatamente resi pubblici dai media:

1) la questione degli insegnanti precari.

Molti di loro sono esclusi dal piano di assunzioni e si introduce una norma in base alla quale non si attribuirebbero più incarichi a tempo determinato ai precari con più di 36 mesi di servizio . Fatto che impedirebbe a coloro che sono inseriti nella graduatorie concorsuali (ordinari o GAE) di accedere ai posti di insegnamento e che si troverebbero quindi espulsi per sempre dalla scuola, pur avendo molti anni di insegnamento, e ciò a vantaggio di altri soggetti con punteggio inferiore.

2) i nuovi poteri assegnati al dirigente scolastico,

compreso quello di assumere i “propri” docenti, fatto inaudito e gravissimo che comporterebbe oltre a seri rischi di assunzioni di tipo clientelare, anche una grave lesione del principio costituzionale della libertà di insegnamento. Inoltre, con la norma sulla “valorizzazione del merito dei docenti”, viene previsto che il dirigente assegni annualmente una somma al personale docente che risponde a determinati criteri sulla base di una “motivata valutazione”. I criteri sarebbero stabiliti da una commissione formata dal dirigente, due docenti, un genitore ed uno studente (alle superiori, negli altri ordini due genitori). Introducendo una prassi del genere ed al tempo stesso non volendo rinnovare il contratto, bloccato da sei anni, il governo vuole forse scatenare nella categoria degli insegnanti una guerra tra poveri ?

3) l’introduzione dell’albo triennale in cui confluiranno non solo i precari, ma anche i sovranumerari, chi chiede il trasferimento e che progressivamente comporterà la perdita della titolarità per tutti i docenti;

4) la questione finanziamenti: si confermano gli sgravi fiscali a favore della scuola privata, in un quadro di progressivi tagli alla scuola pubblica, compresi i 450 milioni previsti dal Documento di economia e finanza approvato da questo governo, (il taglio di 2020 unità di personale ATA, l’abolizione degli esoneri per i vicari, del pagamento dei commissari interni agli esami di stato) e l’ulteriore riduzione prevista per i prossimi anni;

5) la delega al governo a legiferare su molte materie, anche di pertinenza contrattuale.

E’ evidente che se il DDL passa, la scuola non sarà più la stessa e gli spazi di democrazia saranno ulteriormente ridotti a favore di diversi criteri di gestione, criteri di tipo aziendalistico, che aumenteranno le diseguaglianze, già oggi presenti, tra scuole di serie A e scuole di serie B ed impoveriranno per tutti gli spazi di libertà e di qualità dell’ insegnamento.

Per tutti questi motivi è necessario continuare la mobilitazione anche con il blocco degli scrutini, spiegando ai colleghi, ai genitori e agli studenti le ragioni della iniziativa e qual è il vero stato e la vera direzione verso cui il governo vuole portare la scuola pubblica.

Claudia Rancati – comitato politico regionale prc

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