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Risultati del voto al referendum tra i lavoratori sull’accordo Arena di Verona

Ieri (6 aprile) i lavoratori della Fondazione Arena hanno respinto – 132 contro 130 – l’accordo siglato dalla Cisl e riproposto con alcune precisazioni da Cgil e Uil. Il sindacato autonomo aveva dato indicazione di non partecipare al voto. I lavoratori hanno fatto di testa loro. Adesso Flavio Tosi minaccia l’iradiddio, licenziamenti ed altre amenità. Dopo aver messo in ginocchio l’ente con politiche clientelari e sconsiderate adesso (vedi che novità) vuol farne pagare il prezzo ai lavoratori e trasformare l’Arena di Verona in un simil-Gardaland.

Pubblichiamo di seguito il contributo di un lavoratore elaborato come intervento al Seminario regionale “Economia lavoro ambiente nel veneto” organizzato da Rifondazione Comunista del Veneto.

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La destrutturazione della Fondazione Arena di Verona è un’operazione molto complessa e articolata,che inizia molto indietro nel tempo,che è tutt’ora in corso e che vede,in questi ultimi mesi,un’ improvvisa accelerazione nel raggiungimento dell’obbiettivo prefisso.

Si può indicare come punto di partenza la creazione di Arena Extra, società partecipata della Fondazione ,che avrebbe dovuto ,in linea teorica,aumentare gli utili della Fondazione Arena ,occupandosi della gestione degli eventi “extra lirica” in programma durante l’estate ,in alternanza alle serate del cartellone operistico.

Da notare come Arena Extra veda ,come presidente e amministratore unico,Francesco Girondini, già sovrintendente della Fondazione Arena Di Verona dal 2008,tutt’ora in carica.

La realtà dei fatti allontana subito i buoni propositi ,perché la collaborazione tra Arena Extra e la Fondazione ,si risolve in un utilizzo quasi coatto del personale di quest’ultima,tecnico e artistico,in buona parte degli eventi organizzati dalla Partecipata,senza che un euro venga versato nelle casse della Fondazione. Non solo,di anno in anno, la proposta Extra lirica si allarga sempre di più,sottraendo serate al Festival Lirico e costringendo la Fondazione a ridurre costantemente i tempi di preparazione degli allestimenti, ad evidente discapito della qualità degli spettacoli.

Quello che Arena Extra fa per la Fondazione è di rendersi depositaria di alcune cessioni di proprietà della Fondazione,dai costumi ai bozzetti alle scenografie,il tutto al fine di creare un debito inesigibile a favore della Fondazione. Questo debito ,di circa dodici milioni di euro,avrà il fine di essere utilizzato dalla Fondazione per raggiungere il pareggio di bilancio per l’anno 2013.

Ricordo che tutto questo fa capo ad una sola persona,Francesco Girondini,contemporaneamente Sovrintendente dell’Arena di Verona e presidente della società,di fatto concorrenziale, Arena Extra. Il conflitto di interesse appare palese.

Nel 2013,un altro tassello fondamentale viene aggiunto al puzzle.

Il 2013 fu l’anno del Centenario della Fondazione Arena ,che ricevette,come contributo speciale,poco meno di un milione di euro dal Ministero dei Beni Culturali. Di questo denaro ,non un euro fu speso per il Teatro,ma fu investito nella quasi totalità per l’allestimento del museo AMO (Arena Museo Opera),sito nello storico palazzo Forti, nel centro di Verona.Il museo, con adiacente un ristorante,pesa sulle casse della Fondazione per circa un milione di euro l’anno,tra costi di mantenimento e di gestione,per un reddito pressochè nullo. Anche in questo caso ,l’investimento è stato fortemente voluto da Girondini,con l’appoggio dell’allora consiglio di amministrazione,composto ,tra gli altri, dal Sindaco /Presidente Flavio Tosi, e dai rappresentanti di Unicredit Banca,principale organo creditizio della Fondazione.

Co questa operazione si allontana ulteriormente la Fondazione Arena di Verona da quello che è la mission aziendale,cioè produrre e promuovere attività di spettacolo teatrale nell’accezione di Opera Lirica ,Concerti e Balletto.

Anche in questo caso gli sforzi per promuovere il museo ,superano di gran lunga quelli fatti per promuovere l’attività teatrale che ,specie nella stagione invernale,inizia a risentirne,con un pesante calo di pubblico,dovuto principalmente al calo della qualità degli spettacoli offerti.

Nella gestione di Girondini inizia anche il processo di precarizzazione ed esternalizzazione del personale ,che passa dall’utilizzo di cooperative da affiancare e poi sostituire nel personale tecnico e amministrativo ,con ditte di facchinaggio che si occupano dello smontaggio delle scenografie areniane ,esternalizzazione del servizio di custodi e di portineria,utilizzo di un’agenzia interinale per i reparti amministrativi. Per quanto riguarda il personale tecnico,questa scelta risulta particolarmente grave,in quanto il ricorso a personale non qualificato per il montaggio e lo smontaggio delle scenografie ,comporta spesso notevoli danni alle stesse,senza contare che le norme di sicurezza a cui sono sottoposti i dipendenti areniani ,paiono spesso ampiamente disattese.

Nel personale artistico si inizia dal Corpo di Ballo,nel quale vengono introdotti contratti part-time,ovvero una tipologia di contratto che prevede il collocamento e la retribuzione di una parte dei tersicorei precari solo per le prove e le rappresentazioni di una singola opera. Chiunque abbia un minimo di competenza teatrale può facilmente capire quanto una simile gestione del personale vada a totale discapito della qualità degli allestimenti.

Nell’estate del 2015 inizia l’accellerazione che ci porta alla situazione attuale.

Il Sindaco /Presidente Flavio Tosi ,prende in mano personalmente la situazione e,dopo aver imposto un rinnovo del mandato a Francesco Girondini come Sovrintendente,dichiara che ,stante la grave situazione debitoria,è necessario disdire il contratto di affitto del teatro Filarmonico,sede della stagione invernale della Fondazione Arena e di proprietà dell’ Accademia Filarmonica. L’attività potrà essere spostata al teatro Ristori,di proprietà di Unicredit che ne darebbe l’usufrutto a titolo gratuito,ma che risulta assolutamente inadatto all’attività della Fondazione,a meno che questa non venga fortemente ridimensionata.

E’ del giugno 2015 la stesura della bozza di un piano industriale da parte dell’agenzia dei revisori dei conti KPMG,piano che prevede lo smantellamento del Corpo di Ballo,la chiusura o il ridimensionamento dei laboratori di scenografia e un consistente taglio del personale a termine.

Il piano,mai presentato ufficialmente ai Sindacati,verrà divulgato a mezzo stampa solo a fine Settembre,con il teatro in tourneè in Oman.

Successivamente ,sempre a mezzo stampa,inizierà un serrato confronto fra il Presidente e i lavoratori,con il primo che sposterà continuamente l’attenzione da un argomento all’altro,impedendo ,di fatto,l’avviarsi di un confronto serio. In seguito l’obbiettivo sarà il Contratto Integrativo,dichiarato non più sostenibile e disdetto unilateralmente e illegittimamente sospeso da parte datoriale. Quest’azione ha come conseguenza,una forte reazione da parte dei lavoratori,che il 13 Novembre 2015 si riuniscono in assemblea permanente nei locali della sede legale della Fondazione Arena,dando il via ad una lunga serie di manifestazioni di dissenso che culmineranno in Dicembre prima in una serie di scioperi del Corpo di Ballo,in seguito in uno sciopero generale del Teatro. A queste manifestazioni il Sindaco Tosi risponderà sempre a mezzo stampa ,ingiuriando i lavoratori e bollandoli come “irresponsabili” e “privilegiati”.

Alla fine dell’anno il Consiglio di Indirizzo della Fondazione si riunisce e decide di fare richiesta di adesione alla legge Bray, legge che prevede una forma di soccorso alle Fondazioni Lirico-Sinfoniche in crisi,a fronte di un piano di rientro del debito e di rilancio della produttività artistica.

Per traghettare la Fondazione verso la Legge Bray,viene ingaggiata, con un contratto quinquennale per un reddito di oltre 600.000 euro totali, Francesca Tartarotti ,in veste di direttore operativo e che già si era occupata dell’adesione alla Bray di un’altra importante Fondazione italiana ,il Maggio Musicale Fiorentino.

Il percorso proposto dalla Tartarotti , da condividere con i sindacati, è lo stesso applicato a Firenze e prevede la dismissione del Corpo di Ballo,la chiusura dei Laboratori di Scenografia e il prepensionamento o il ricollocamento in agenzia ministeriale Ales di personale tecnico e amministrativo,in aggiunta ad un azzeramento del Contratto Integrativo Aziendale e a pesantissimi tagli sul personale a termine, per un totale di 85 esuberi e 5 milioni di euro da risparmiare sul personale.

Contestualmente all’apertura del tavolo delle trattative, la Fondazione Arena di Verona indice un bando di concorso per la presentazione di un piano di rilancio aziendale e artistico,con base d’asta 205.000 euro ( anche se ne esiste una seconda stesura,contemporanea,con base d’asta 150.000).In più una cordata di tre imprenditori,vicini al sindaco Flavio Tosi,si propongono di rilevare il marchio Arena di Verona e realizzare una S.P.A. con la quale realizzare il Festival Lirico.

Dopo circa 40 giorni di trattativa,svoltasi sotto la costante minaccia della liquidazione coatta da parte del sindaco/presidente Tosi,con una scarsa e assolutamente inadeguata produzione di documenti,seppure più volte richiesti dalle organizzazioni sindacali e da più esponenti della politica cittadina e una pesante ingerenza della stampa, la Tartarotti propone ai sindacati una bozza di accordo che prevede la riduzione da 5 a 4 milioni di recupero dal personale,tramite il ricorso a prepensionamenti e incentivi all’ esodo per il Corpo di Ballo, l’ azzeramento del Contratto Integrativo Aziendale e contratti a prestazione per tutto il personale a termine. All’ oggi l’accordo è stato sottoscritto solo dalla CISL e sulla Fondazione pendono numerose cause di lavoro,regolarmente vinte dai lavoratori,principalmente per le irregolarità contrattuali perpetrate dalla Fondazione Arena di Verona nel corso degli anni.

 

 

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